Un duro attacco di Davide Faraone, leader siciliano dei renziani, a Renato Schifani sul fronte dei termovalorizzatori provoca una reazione a catena che finisce di nuovo per aprire una crepa nei rapporti fra il presidente della Regione e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Vicenda complicata e frutto di polemiche molto aspre. Di buon mattino alla Camera era in discussione la conversione del decreto legge Omnibus, quello che contiene la norma sull'ampliamento dei poteri speciali a Schifani per realizzare i termovalorizzatori. Voto dall'esito scontato ma che non ha impedito a Faraone di attaccare Schifani pur non dicendosi contrario ai termovalorizzatori: «Nominare un commissario per realizzare gli impianti per il trattamento dei rifiuti in Sicilia è cosa buona e giusta. Nominare commissario il presidente Schifani, colui che invece doveva essere commissariato per incapacità manifesta, è quanto di più deleterio il governo nazionale potesse fare».
Rimbalzate sulle agenzie queste frasi, Forza Italia è esplosa. Non solo contro Faraone ma anche contro il sindaco di Palermo, che ha in giunta i renziani di Faraone. E da qui a chiedere una verifica sulla giunta il passo è stato brevissimo. Lo ha fatto Marcello Caruso, coordinatore forzista e uomo un assoluto più vicino a Schifani: «L'attacco di Faraone a Schifani pone un problema politico nel centrodestra. Lagalla chiarisca la posizione di Italia Viva. Un fatto non può essere più ignorato: Italia Viva attraverso la presenza di consiglieri comunali "civici" ma riconducibili al partito di Faraone fa parte della maggioranza al Comune di Palermo. Alla luce delle ultime posizioni assunte a livello nazionale, con la ricerca di nuovi strapuntini, e dei continui attacchi al governo regionale, appare non più rinviabile una valutazione sulla permanenza di questo gruppo nella giunta comunale. Invitiamo, pertanto, il sindaco Lagalla e le altre forze della coalizione di centrodestra ad avviare subito un chiarimento circa la presenza del partito di Faraone. In assenza di ciò, sarà Forza Italia, che ricordiamo essere il partito più votato alle ultime elezioni comunali, a porre la questione e ad assumere le proprie determinazioni in merito».
È una posizione condivisa dall'intero gruppo parlamentare, come dimostrano le dichiarazioni sulla stessa linea del capogruppo Stefano Pellegrino e dei deputati Marco Intravaia, Gaspare Vitrano e Nicola D'Agostino. Lagalla non ha commentato e per di più era con Schifani ad Assisi proprio nel momento in cui la frattura si apriva a Palermo e rimbalzava su siti e agenzie. Fra presidente e sindaco è subito calato il gelo, anche perché Lagalla non ha rilasciato dichiarazioni né per prendere le distanze dai renziani né per rintuzzare gli attacchi di Forza Italia. È una situazione che rischia di avere un riverbero anche sulla battaglia che presidente e sindaco stavano conducendo per convincere il ministro Giuli a nominare un sovrintendente del teatro Massimo gradito a entrambi e non solo ai big nazionali.
E nel frattempo anche il Pd, col segretario regionale Anthony Barbagallo, ha attaccato alla Camera. Ma questa volta è proprio la scelta di ricorrere ai termovalorizzatori ad essere finita nel mirino: «Il Pd si mobiliterà e impugneremo, come già fatto con il piano rifiuti, ogni provvedimento che verrà adottato dal presidente Schifani utilizzando i poteri speciali perché sono incostituzionali e contro l'ordinamento giuridico comunitario. Anziché pensare ai termovalorizzatori, che se va bene vedranno la luce tra almeno sei anni, la Regione pensi a realizzare gli impianti di compostaggio, visto che ben 14 progetti giacciono presso gli uffici della Regione. Il rifiuto organico rappresenta il 40% della raccolta differenziata: più se ne raccoglie, meno avremo bisogno di discariche e di inceneritori che il centrodestra, in Sicilia, promette di realizzare da vent'anni».
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