Lunedì 23 Dicembre 2024

Stabilimenti balneari, caso chiuso: accordo con l’Ue, arriva la proroga

Le concessioni ai balneari vengono prolungate fino al 2027, le gare dovranno essere bandite entro il giugno precedente e chi subentra dovrà pagare un indennizzo a chi lascia e assicurare la continuità occupazionale dei lavoratori. Il caso «balneari» trova una quadra. E il Consiglio dei ministri approva il decreto che è frutto di una serie di confronti ed equilibri. Il caso è chiuso. «La collaborazione tra Roma e Bruxelles - sottolinea Palazzo Chigi - ha consentito di trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari, permettendo di concludere un’annosa e complessa questione di particolare rilievo per la nostra Nazione». Subito arriva l’eco da Bruxelles che commenta positivamente la riforma e gli «scambi costruttivi» ma soprattutto sottolinea che si tratta di «una soluzione globale, aperta e non discriminatoria che copre tutte le concessioni da attuare entro i prossimi tre anni». La partita ha visto impegnato il ministro e commissario Ue in pectore, Raffaele Fitto, in una serie di contatti, da Bruxelles e Quirinale alle categorie interessate. E non è detto che non abbia incrociato anche altri dossier. Con una chiusa finale tutta politica: il via libera definitivo è arrivato in un vertice di maggioranza tra la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Oltre, ovviamente, al ministro competente Raffaele Fitto. La questione concessioni è ora inserita nel decreto infrazioni approvato dal Consiglio dei ministri, che, spiega Palazzo Chigi, consentirà di agevolare la chiusura di 16 casi di infrazione e di un caso di EU Pilot: si va dalla riduzione dei tempi della giustizia per il pagamento dei debiti commerciali e dei servizi di intercettazione nelle indagini penali alle norme sul codice della strada, dalla tutela dei minori indagati in procedimenti penali, al diritto d’autore. Una serie di adeguamenti che «permetterà all’Italia una significativa riduzione del numero di procedure di infrazione pendenti». È il segno, prima dell’arrivo del comunicato della Commissione, che da Bruxelles è arrivato il via libera. La novità principale inserita nel decreto è una nuova proroga delle concessioni fino a settembre 2027. Ma in caso di «ragioni oggettive» che impediscono il completamento delle procedure di gara si prevede un ulteriore possibile slittamento fino al 31 marzo 2028. In ogni caso, la durata delle nuove concessioni dovrà essere di almeno cinque anni e di non più di venti, «al fine di garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati». Quanto alle gare, il termine ultimo è il 30 giugno 2027: entro questa data le concessioni balneari dovranno essere messe all’asta. Per i balneari spunta il salvagente degli indennizzi, che però non coinvolgerà le casse dello Stato. Nella bozza, infatti, si legge che il concessionario uscente avrà «diritto al riconoscimento di un indennizzo a carico del concessionario subentrante». In pratica, una sorta di canone di avviamento dell’attività «pari a quanto necessario per garantire al concessionario uscente un’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni». Non solo: la riforma prevede anche l’obbligo di assunzione di lavoratori impiegati nella precedente concessione che ricevevano da tale attività la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare. L’accordo raggiunto con Bruxelles risolve una grana per il governo ma non fa felici le opposizioni. Prima ancora del via libera alla riforma, il Movimento 5 Stelle aveva fatto sapere che l’approvazione della bozza sarebbe stata «la pagliacciata finale del governo Meloni, dopo due anni di immobilismo totale». L’eurodeputato del Pd Matteo Ricci definisce le nuove regole “una presa in giro», mentre il segretario di +Europa Riccardo Magi parla di «una soluzione che mette una pietra tombale sulla concorrenza per altri tre anni».

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