Mercoledì 25 Dicembre 2024

Caso Sangiuliano, il governo teme l’apertura di un’inchiesta

In Consiglio dei ministri non ha mai preso la parola, ai suoi colleghi è apparso tutt’altro che di buon umore. E alla fine della riunione Gennaro Sangiuliano è stato chiamato da Giorgia Meloni ad avvicinarsi per un breve faccia a faccia, come raccontano i presenti, riferendo che si respirava un clima piuttosto teso. D’altronde, è significativo il messaggio messo agli atti dalla premier qualche ora prima, nella riunione dell’esecutivo del suo partito: «Noi stiamo facendo la storia, e dobbiamo esserne tutti consapevoli. E questo non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi». Un monito generale dopo il caso specifico perché, è sicura la premier, «siamo sotto mira perché stiamo cambiando l’Italia». E sul caso specifico, come emerge dalle quattro ore di riunione dei vertici di FdI, crea una certa inquietudine il timore che qualche Procura possa aprire indagini sul caso del ministro della Cultura e della consulenza, avviata e poi stoppata, di Maria Rosaria Boccia. La riunione dell’esecutivo del partito è durata quattro ore. C’erano fra gli altri il presidente del Senato Ignazio La Russa, i ministri di FdI, Arianna Meloni, Giovanni Donzelli e i capigruppo. La lunga introduzione della leader è stata seguita da tanti interventi, seguiti da una sua sintesi sul funzionamento del partito, sulla necessità di aprirlo di più, con le candidature e con le iscrizioni, valorizzando il meglio che c’è. Apparsa ai suoi serena ma determinata, della relazione di Meloni resta soprattutto il richiamo ai comportamenti, preceduto in mattinata da un commento non banale del guardasigilli Carlo Nordio sulla vicenda di Sangiuliano: «Certamente rivolgerei un invito alla cautela quando si occupano posti di responsabilità - ha detto a SkyTg24 -. Non significa che la mia sia una critica. Vedremo da come andrà la vicenda». Su come si evolverà non mancano dubbi e timori nell’esecutivo, perché l’archivio di foto e documenti che Boccia pubblica sui social non sembra esaurito. La linea resta che le dimissioni non sono sul tavolo finché resta una questione di relazioni sentimentali personali, capitolo sui cui, ha rimarcato un big, «non si accettano lezioni da quella sinistra che in passato ha riempito le segreterie di personaggi improbabili». Come è emerso anche nella riunione, resiste la convinzione che non ci siano profili di illegalità o illeciti. Ma, è il ragionamento che si fa in ambienti di governo, se dovessero emergere indizi più imbarazzanti, la prima a finire in cattiva luce sarebbe la presidente del Consiglio che fin qui si è fidata delle spiegazioni fornite a più riprese da Sangiuliano tanto da respingere le sue dimissioni, come ha rivelato lo stesso ministro al Tg1. A quel punto il passo indietro sarebbe inevitabile. Anche perché è dietro l’angolo il G7 Cultura di Napoli, dal cui programma potrebbe essere espunto l’evento a Pompei, quello che l’imprenditrice sostiene di aver seguito «da consigliere». «Dobbiamo essere consapevoli che non ci viene perdonato nulla - il ragionamento di Meloni davanti ai vertici di FdI -. Quando i nostri avversari non hanno trovato nulla per attaccare, hanno dovuto inventarsi di sana pianta notizie false per farlo. E quando qualcuno ha compiuto un passo falso, hanno utilizzato ogni strumento a disposizione per colpirci. Siamo sempre stati i giudici più implacabili di noi stessi, e dobbiamo continuare ad esserlo». La leader con i suoi ha anche rivendicato i risultati dei primi due anni di governo, che saranno al centro di un evento in preparazione il 22 ottobre, seguito poi a dicembre dalla tradizionale kermesse di Atreju (non più a Castel Sant’Angelo, dove sono in corso lavori per il Giubileo). La premier vede un’Italia tutt’altro che isolata a livello europeo, e infatti nel suo partito è ogni giorno più concreta l’idea che Raffaele Fitto da commissario Ue otterrà anche una delle vicepresidenze esecutive. «Sarebbe la conferma - il ragionamento di Meloni - che abbiamo ragione noi quando diciamo che l’Europa debba riconoscere all’Italia ciò che gli spetta per il ruolo che ha, non per come vota». Nei suoi piani, alle Regionali in Emilia Romagna, Umbria e Liguria «FdI può ribaltare i pronostici». E per le prossime settimane la leader promette »un segnale in più sulla sicurezza», una manovra «seria, responsabile e senza sprechi», e «attenzione scrupolosa» ai centri in Albania, che possono «cambiare completamente il modo di governare l’immigrazione irregolare».

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