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Dossieraggio, no del gip all'arresto di Laudati e Striano

La procura chiedeva i domiciliari. Presentato il ricorso, il 23 l’udienza al Riesame. Tra le persone da spiare ministri e altri politici, tra i quali Lagalla

Gli indizi di colpevolezza sono gravi, ma al momento non c’è alcuna esigenza di arresto. Restano liberi l’ex pm Antonio Laudati (nella foto) e il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano, i due uomini chiave al centro dell’inchiesta sui presunti dossieraggi di decine di vip e politici. La richiesta di arresti domiciliari era stata avanzata dalla procura di Perugia subito dopo gli interrogatori di inizio anno, ma è stata rigettata dal gip che finora non ha ravvisato la necessità. Una decisione contro cui il procuratore Raffaele Cantone ha fatto ricorso.

Non si escludono dunque altri colpi di scena nella vicenda finita sotto i riflettori della politica, con numerose audizioni parlamentari e persino richieste (al momento disattese) per l’istituzione di una commissione ad hoc. Alla luce della decisione del gip, la procura ha fatto ricorso al Riesame a metà luglio e l’udienza è stata fissata per il 23 settembre. Quella data è la nuova tappa cruciale nell’inchiesta che coinvolge Laudati, ex coordinatore dell’ufficio della Direzione nazionale antimafia che si occupa delle Sos (le Segnalazioni di operazioni sospette) e Pasquale Striano, l’ufficiale della guardia di finanza che del monitoraggio di quelle segnalazioni si occupava in prima persona. I due sono accusati di acceso abusivo a sistema informatico, falso in atto pubblico, rivelazione di segreto e - fino a qualche mese fa quando il reato non era ancora abolito - di abuso d’ufficio.

Secondo le accuse della procura, Laudati e Striano, avrebbero confezionato diversi dossier investigativi mentendo sui veri motivi per cui sarebbe partita l’attività di indagine. Da qui è nata l’inchiesta che per il procuratore di Perugia Raffaele Cantone rivela numeri di una mole «mostruosa» ed «inquietante»: una sorta di «verminaio». Cifre enormi che emergono innanzitutto dagli accessi del tenente Striano, il quale in quasi quattro anni all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 «Sos», digitando il nominativo di 1.531 persone. .

L’inchiesta partì dopo la denuncia del ministro Crosetto e ad essere finiti nei fascicoli di indagine ci sono inoltre i nomi alcuni giornalisti che del finanziere avrebbero avuto le informazioni. I riflettori sono accesi anche sull’eventuale rete del militare o dello stesso Laudati. «Sappiamo che Striano operava in pool, il coordinatore era lui. Ci sono stati altri accessi alle “Sos” durante questa fase e continuiamo ad averne di abusivi ad altre banche dati - spiegò Cantone ascoltato mesi fa in commissione parlamentare antimafia - . C’è un sospetto forte, ma non c’è ancora la prova del mandante».

Accuse che lo stesso Striano ha sempre negato: «Male non fare paura non avere. Come potrei mai essere condannato per dossieraggio visto che non so neanche che parola è? Poi dimostrerò che esisteva un grande investigatore che lo volete far passare per un lavoro alla carlona», aveva detto l’ufficiale lo scorso marzo in un’intervista televisiva. L’altro indagato eccellente, l’ex pm Laudati, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere di fronte agli inquirenti, ha invece parlato in quegli stessi giorni attraverso una nota autografa diffusa dai suoi legali, rivendicando di non aver mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi.

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