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Per i campi siciliani scenario rosso: a rischio pure le piante

Il capo dipartimento regionale dell'Agricoltura, Dario Cartabellotta, avverte: «Se non ci saranno piogge consistenti, non perderemo solo i prodotti ma la vegetazione»

Tornano ad aprirsi i rubinetti di soccorso per gli aranceti e i pescheti di Ribera e Bivona, ma stavolta, «più che per salvare i frutti, è per non far morire gli alberi», sempre più in sofferenza a causa della siccità e del caldo che soffocano l’Isola, mentre per tutto il comparto agricolo siciliano viene confermato lo scenario rosso predetto a maggio e ribadito a metà giugno nella relazione tecnica inviata al governo nazionale e a Bruxelles, allegata alla richiesta di riconoscimento di circostanze eccezionali (concesso a fine luglio) «con ammanchi di produzione stimati tra il 75% e l’80%.
Una quota che, in caso di prolungato deficit pluviometrico da qui a fine estate, potrebbe salire ulteriormente, perché, in quel caso, oltre al raccolto perderemmo pure le piante, con danni incalcolabili». Parola del direttore del Dipartimento regionale dell’Agricoltura, nonché commissario delegato per l’emergenza idrica nel settore, Dario Cartabellotta, che due mesi fa firmò quel report e che oggi traccia un quadro, se possibile, ancor più critico, «appeso alle prossime precipitazioni». Già, perché quelle registrate poco prima di Ferragosto, «per qualche chilometro quadrato e per un totale al di sotto dei 30 millimetri d’acqua, cioè 300 metri cubi, non hanno certo scalfito la situazione».

Così, evidenzia Cartabellotta, su quell’orizzonte rosso delineato nella relazione tecnica, determinato dall’assenza di piogge stagionali consistenti, il territorio è già arrivato a «un punto di non ritorno, con annata disastrosa conclamata per tutti i segmenti produttivi, a cominciare proprio dagli agrumi» e perdite di fatturato complessive per oltre 2,5 miliardi: dai 379 milioni di euro per i frutteti, al netto dei 329 milioni stimati nel solo comparto agrumicolo, ai 487 milioni per i vigneti e i 397 milioni per le colture in serra, senza dimenticare le coltivazioni in pieno campo, che diranno addio a 233 milioni, e della cerealicoltura e dell’olivicoltura, dove andranno in fumo, rispettivamente, 215 e 140 milioni di euro, «anche se per le olive, acqua piovana permettendo, ci sono ancora margini di miglioramento», mentre in mano alle aziende foraggere resteranno poco più di 19 milioni di euro.

Ma lo scenario, come detto, «può ulteriormente peggiorare: se le prossime piogge» - previste tra questo weekend e la settimana entrante e poi chissà - «non saranno sufficienti, oltre al raccolto andranno in tilt pure gli impianti, e se ciò accadrà, altro che 75% di ammanco: le cifre saranno da capogiro». Per evitare il rischio, lì dove possibile considerando il deficit idrico in cui versa la Sicilia e la priorità domestica, saranno necessarie altre irrigazioni di soccorso. Come quella disposta ieri in quel di Ribera e di Bivona (la seconda dell’anno) con ordinanza dello stesso Cartabellotta dopo l’ultima riunione del 14 agosto tra la Cabina di regia per la siccità e la Prefettura con i sindaci agrigentini: via libera a circa un milione di metri cubi d’acqua «per salvare i settemila ettari coltivati a pesche e agrumi» racimolando più di quanto previsto in una prima fase». La maggior parte della risorsa (600 mila mc) arriverà dalla diga Castello, ma saranno utilizzati pure gli invasi Prizzi (120 mila), Gammauta (70 mila) e Gorgo e anche la traversa Favara di Burgio.

 

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