Stop al lavoro in campi e cantieri nelle ore più calde, la Uil: «In Sicilia provvedimento al palo»
«In altre parti d’Italia, per ultime Toscana e Campania, i governatori di Regione hanno già firmato ordinanze che vietano anche per quest’anno ogni attività lavorativa in campi, serre e cantieri edili nelle ore di punta delle giornate ad alto rischio di ondate di calore. Qui, no. Chiediamo al presidente Schifani: i siciliani sono lavoratori di serie B, C o cosa?». I segretari generali di Uila e Feneal Uil Sicilia, Nino Marino e Nino Potenza, lanciano un «appello-denuncia» al presidente Renato Schifani chiedendogli «un atto di coraggio e una scelta di campo, ma nel campo giusto che è quello del rispetto e della salvaguardia di chi lavora». Marino e Potenza aggiungono: «Grazie all’iniziativa sindacale unitaria, con il significativo contributo di idee e proposte assicurato dalla Uil Sicilia, la nostra Regione ha avuto l’opportunità di essere, almeno per una volta, istituzione-pilota nell’ambito della sicurezza e della prevenzione, materia mai così drammaticamente attuale. Sarebbe bastata da parte della Giunta l’approvazione del protocollo, boicottato da gran parte delle associazioni datoriali, che assicura tutele a lavoratrici e lavoratori più esposti allo choc termico estivo in tutti i settori a rischio, non solo edilizia e agricoltura». «Adesso – affermano i segretari di Uila e Feneal – ci attendiamo che il presidente della Regione, Renato Schifani, rompa il silenzio. Se vuole, può intervenire anche da solo. Con un provvedimento che impone lo stop dalle 12.30 alle 16 fino al 31 agosto quando i bollettini-meteo definiscono alto il pericolo di ondate di calore. Questa misura, come si legge nell’ordinanza firmata giovedì per il quarto anno consecutivo dal governatore della Puglia, nasce dalla considerazione che l’elevata temperatura dell’aria, l’umidità e la prolungata esposizione al sole rappresentano un pericolo per la salute dei lavoratori esposti per lunghi periodi di tempo alle radiazioni solari, con esiti anche letali. Ma forse in Sicilia non è così…».