Non si placa l’offensiva della Lega dopo il botta e risposta tra la premier Giorgia Meloni e i vertici di via Bellerio sull’invio di armi a Kiev. Mentre la presidente del Consiglio prepara una settimana cruciale per il suo posizionamento negli equilibri della nuova Unione europea, il vicepremier Matteo Salvini non abbassa le lance. Il leader rassicura sulla durata del governo, «che andrà avanti per tutti e cinque gli anni», ma non manca di segnare le distanze da Giorgia Meloni sulla politica estera. A partire dall’endorsement a Donald Trump, fino all’ingresso a gamba tesa nella querelle tra Ue ed Elon Musk. Occasione per un nuovo attacco del vicepremier all’Europa.
Salvini si inserisce nella contesa tra la Commissione e il miliardario americano, per alzare ancora i toni. All’accusa di violare le regole europee sui servizi digitali rivolta dall’Ue a X, social network di proprietà di Musk, l’imprenditore ha risposto piccato. Raccontando di aver ricevuto una proposta di «un accordo segreto illegale» da parte dell’Unione. «Sarebbe gravissimo se le accuse rivolte da Elon Musk fossero vere», interviene Salvini a sostegno del patron di X, considerato vicino al candidato repubblicano alla Casa Bianca. «Basta con l’Europa del bavaglio e della censura, viva la libertà di espressione, sempre», affonda il leader leghista.
La polemica sul Digital service act, però, non è il solo campo per la Lega in cui marcare distinguo all’interno della coalizione di governo. Le elezioni americane sono un altro fronte su cui Salvini non si è mai risparmiato. Il segretario di via Bellerio «spera nella vittoria di Trump». Racconta di averlo sentito recentemente al telefono e si dice ponto a volare negli States in autunno per «incontrare alcuni dei vertici repubblicani». Nel suo elogio del Tycoon, il leader leghista torna a evidenziare le affinità sul «tema della pace».
«Ricordiamo i patti di Abramo - spiega Salvini - senza pensare a quello che sta accadendo tra Russia e Ucraina con tutti i morti conseguenti». Sortita che non passa inosservata, soprattutto dopo la disputa sull’invio di armi a Kiev. A testimonianza di una faglia ormai aperta nella maggioranza sul conflitto russo-ucraino, nonostante la Lega - come FdI spesso sottolinea - abbia sempre votato compatta con tutto il centrodestra.
Tuttavia, quelli diretti a sostenere la difensiva di Zelensky non sono gli unici armamenti a irritare i leghisti. Voci critiche si levano anche dal Veneto a seguito dell’annuncio da parte americana del rifornimento di missili in supporto alla brigata Usa di stanza a Vicenza. Fonti del partito raccontano un senso di fastidio che vede uniti i sindaci e gli amministratori del territorio. Non ci sono dichiarazioni in merito, ma le stesse fonti parlano di un «malcontento percepibile» nella base leghista per la «rincorsa agli armamenti» condivisa dal governo.
Dalle frizioni sulle armi a quelle sulle nomine dei vertici Rai, la Lega non rinuncia a rimarcare le questioni che allontanano i partiti di governo. Non ultima, la partita che si gioca sulla Commissione Ue. «Eravamo già su posizioni diverse in Europa prima, continuiamo ad esserlo anche ora», taglia corto Salvini, secondo cui «c’è una parte del governo che sostiene il bis di von der Leyen». Il leghista non si spinge a fare nomi. Mentre da Palazzo Chigi non arrivano repliche, quasi a voler congelare le schermaglie nell’approssimarsi della settimana decisiva che si apre a Bruxelles.
Giorgia Meloni, anche in vista del faccia a faccia tra von der Leyen e il gruppo Ecr, è alle prese con le ultime riflessioni sull’eventuale sostegno degli europarlamentari di FdI all’Ursula bis. Da Forza Italia c’è chi si dice sicuro del voto favorevole di FdI, anche se di «orientamento su un voto negativo» parla Nicola Procaccini, copresidente di Ecr. Che tuttavia non ha dubbi: «la Commissione sarà di centrodestra». Il voto nell’emiciclo, così come il dossier sui commissari, restano insomma questioni aperte, anche se ancora per poco. Il bivio, per la premier, si avvicina.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia