Una «amnistia per quattromila colletti bianchi». L’Associazione nazionale magistrati indica le conseguenze del «disegno di legge Nordio» appena approvato dalla Camere, in cui viene cancellato il reato di abuso d’ufficio, che fino a ieri puniva quei pubblici ufficiali che - violando consapevolmente leggi, regolamenti o l’obbligo di astensione - causavano un danno ad altri o si procuravano un vantaggio patrimoniale. «Da oggi si riducono i diritti e le libertà dei cittadini, gli spazi per l’informazione e si individuano degli strumenti che incepperanno ulteriormente la macchina delle giustizia, se pensiamo al fatto che nei confronti di un abuso o di prevaricazione di un pubblico ufficiale non ci saranno strumenti adeguati per individuarlo. Di fronte a tutto un sistema di abusi e sopraffazioni il cittadino si sentirà più solo», attacca il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro, riferendosi alla nuova legge.
E il presidente del sindacato delle toghe, Giuseppe Santalucia, annuncia: «Da oggi tutti coloro che sono stati condannati per abuso d’ufficio si rivolgeranno al giudice per chiedere l’eliminazione della condanna. È una piccola amnistia per i pubblici ufficiali: avremo 3-4 mila persone, o forse di più, che chiederanno la revoca della condanna, una piccola amnistia per i colletti bianchi. Abrogare il reato di abuso di ufficio significa regalare uno spazio di impunità di qualunque pubblico ufficiale: questo è illiberale. Ma - aggiunge Santalucia azzardando una sua previsione - così come già accaduto per la necessaria introduzione del reato di peculato per distrazione, «il governo si renderà conto di altre falle che ha aperto nel sistema».
E il senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia al Senato, Pierantonio Zanettin, ribatte: «I tremila condannati di cui parla Santalucia, paventando una sorta di amnistia mascherata, in realtà sono suddivisi in 30 anni, quindi sono 10 all’anno. Stiamo veramente creando una tempesta in un bicchier d’acqua. Se il 94% dei processi finisce con l’assoluzione, tanto vale che i processi non inizino neanche».
Alcune critiche sono state espresse anche da procuratori come quello di Trani, Renato Nitti, il quale punta il dito contro la disposizione della riforma «in cui dice che non devono essere verbalizzate le intercettazioni neutre» e sottolinea: «Il lavoro di intercettazione è molto complesso, soprattutto per determinate tipologie di reati non è affatto detto che l’illecito emerga in tutta la sua evidenza in una singola intercettazione. A volte devi comporre tante intercettazioni che sembrano apparentemente neutre. Che vanno trascritte. Ma adesso si vuole che non si trascrivano intercettazioni neutre ma soltanto quelle in cui uno esplicitamente dice di aver commesso un reato o che sta commettendo un reato. Questa sarà di fatto una forte limitazione». E su questo tema, facendo riferimento alla proposta di legge sul limite di 45 giorni alle intercettazioni, l’Anm aggiunge: «Credo sia poco accorto stabilire un tetto massimo. Una norma astratta che non potrà tenere conto delle concrete necessità investigative. Porre un limite insuperabile non ha senso».
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