Tutti promossi, con oltre il 90% dei risultati raggiunti. Le tradizionali pagelle che la Regione assegna a se stessa, cioè a dirigenti e personale dei vari assessorati, finiscono per fotografare una macchina amministrativa all’apparenza perfetta, con appena qualche sbavatura. Salvo poi mettere in luce dettagli come il numero di laureati, solo il 23,7% degli 11.041 dipendenti, e l’età media vicina ai 60. Le oltre 500 pagine della relazione sulla performance, che la giunta Schifani ha approvato qualche giorno fa, indicano che tutti i dipartimenti della Regione hanno ottenuto i risultati attesi a inizio 2023. Procedura complessa nella genesi, semplice al traguardo: dal presidente agli assessori, ogni anno vengono messi per iscritto i risultati da raggiungere. Il bilancio è quello appena approvato in giunta e indica che sui 39 dipartimenti che compongono i vari assessorati appena tre hanno ottenuto un punteggio inferiore a 96/100. Una decina si è attestata fra il 96 e il 99. Tutti gli altri hanno ottenuto un rotondo 100/100. La perfezione amministrativa. Il dipartimento che ha fatto peggio, secondo il report ufficiale, è quello agli Affari Regionali che ha ottenuto un punteggio di 68/100. L’Energia si è fermato a 89,7/100. Le Finanze sono tra i «peggiori» uffici pur con un onorevole 94/100. Gli altri volano tutti, anche il dipartimento Turismo, finito nella bufera per una ventina di milioni europei persi (o in procinto di essere persi) per il flop di SeeSicily, il piano acchiappaturisti. Ha ottenuto un punteggio di 97/100. Eppure fra gli obiettivi c’era la promozione del brand Sicilia (raggiunto con un punteggio di 100) e la riqualificazione degli impianti sportivi (di nuovo 100/100). In generale risultano raggiunti dalla macchina Regione con 100/100 tutti i target fissati a inizio anno. Fra questi la ricognizione del patrimonio, la razionalizzazione della spesa pubblica (in particolare quella di enti e partecipate), il rafforzamento del sistema della formazione professionale (malgrado gli enti abbiano sfiduciato l’assessore), il contrasto alla dispersione scolastica, interventi per l’agricoltura e la zootecnia, il riordino della legislazione degli enti locali e delle Province (malgrado entrambe le leggi siano bloccate all’Ars). Solo qualche obiettivo non è stato centrato in pieno. Agli uffici che dovevano lavorare alla semplificazione dell’azione amministrativa è andato un punteggio di 85/100. E quelli che dovrebbero utilizzare al meglio le risorse europee e statali hanno conquistato un dignitoso 95/100. Fra gli obiettivi di inizio 2023 c’era anche quello di avviare il ricambio generazionale attraverso una rinegoziazione degli accordi con lo Stato e la rimozione del blocco delle assunzioni: target a cui ha politicamente lavorato Renato Schifani. Il relativo punteggio agli uffici presidenziali è di 99,9/100. E va detto che la relazione sulla performance fotografa molto chiaramente le difficoltà reali della macchina amministrativa. Il risultato di cinque anni di prepensionamenti e blocco del turn over è nelle prime pagine della relazione: sono rimasti in servizio 11.041 dipendenti e di questi appena 2.620 hanno una laurea magistrale mentre altri 513 possono vantare almeno quella breve. La maggior parte dei regionali, 6.255, può contare solo sulla maturità. E ci sono pure 1.503 dipendenti con la sola terza media e 4 con la licenza elementare. Se fra gli obiettivi fissati da Schifani c’è il ricambio generazionale, il motivo è illustrato in un’altra pagina della relazione: dei circa 11 mila regionali ben 4.024 hanno più di 60 anni e altri 6.264 si attestano fra i 51 e i 60 anni. Guardano più alla pensione che alla carriera. Mentre nelle fasce di età tradizionalmente più forti si attesta una quota residuale: in 527 hanno fra i 41 e i 50 anni e solo 226 sono under 40. C’è almeno una vera parità di genere. Le donne sono 5.003 (il 45%) e gli uomini 6.038. I dirigenti rimasti in servizio sono in tutto 693 e solo 8 sono under 50: in 228 sono cinquantenni e 457 over 60. Le donne in questo caso sono un po’ di meno: 225 contro i 468 uomini. Tornando ai risultati amministrativi, spicca il dato sulla capacità di pagamento dell’amministrazione che mediamente si attesta fra il 27 e il 50% delle risorse assegnate a inizio anno. È un dato che fotografa i ritardi tradizionalmente denunciati dagli interlocutori della Regione. Fra i risultati peggiori c’è quello dei Beni Culturali dove la capacità di spesa è ferma al 26%. Peggio ha fatto il dipartimento Rifiuti: 20%. Mentre l’edilizia scolastica non è andata oltre il 35%.