Quando domenica notte, alle 23, gli ultimi elettori avranno lasciato i seggi si chiuderà la sfida per il Parlamento europeo e si apriranno nuove delicatissime partite a livello regionale. La corsa a Bruxelles cela infatti il braccio di ferro per la leadership, sia nel centrosinistra che nel centrodestra, e le ambizioni dei big di partito di entrare in giunta dando per scontato che il presidente Schifani procederà a un rimpasto post voto. In prima battuta bisognerà verificare chi conquisterà gli otto seggi al Parlamento europeo: tutti i principali partiti aspirano a eleggere due eurodeputati e dunque in questa chiave verrà valutato a caldo il risultato. Ma poi le percentuali delle Europee di sabato e domenica andranno lette per misurare i rapporti di forza in Sicilia in vista delle Regionali del 2027. Le ultime dichiarazioni dei leader di partito prima del silenzio pre-elettorale vanno tutte in questa direzione.
L’ambizione dei forzisti
Forza Italia chiede alle urne la formalizzazione del ruolo che Renato Schifani e Marcello Caruso le stanno ritagliando di fronte alla crescita di Fratelli d’Italia: «Il nostro partito - ha detto ieri il segretario Caruso - aspira a un risultato che lo consacri come casa dei moderati. Unico luogo dove questo elettorato possa esprimersi». Schifani già dall’estate scorsa aveva lavorato a una federazione dei principali partiti centristi. Un progetto modificato da equilibri nazionali (il no di Tajani alla Dc) che però in Sicilia si è realizzato nei fatti con l’appoggio esterno che l’Mpa di Lombardo e la stessa Dc di Cuffaro hanno garantito alla lista di Forza Italia. Tutto ciò peserà al momento del rimpasto alla Regione. Intanto fa gongolare Caruso: «Ci aspettiamo dalla Sicilia un risultato che sia determinante per i nuovi equilibri nazionali nel partito».
La sfida di Fratelli d’Italia
I meloniani chiedono alle urne la legittimazione del ruolo di guida della coalizione, che in prospettiva peserà se nel 2027 si aprisse un dibattito sulla ricandidatura di Schifani. Lo sperano alcuni big, in primis Manlio Messina. Intanto però il coordinatore regionale Giampiero Cannella avverte che «il primo avversario alle urne sarà l’astensionismo». Poi dà per scontato che questo penalizzerà FdI meno di altri partiti: «La nostra sensazione è che l’elettorato di destra si sia molto mobilitato». Cannella non nasconde che il risultato di domenica influirà sul rimpasto: «Se ci saranno cambi in giunta sarà Schifani a deciderlo. Noi saremo pronti con la nostra forza». E la prospettiva di entrare in giunta sta animando anche la corsa interna alla lista di FdI, dove anche chi non ambisce al seggio a Bruxelles vuole mostrare il proprio peso in vista del rimpasto.
La partita della Lega
Schifani ha sempre detto che un tagliando alla giunta a metà mandato sarebbe stato fatto. E che la divisione degli assessorati fra i partiti avrebbe rispecchiato i risultati delle elezioni regionali del 2022, non delle Europee. E tuttavia le fibrillazioni che stanno attraversando la Lega sono un altro dei temi di questa campagna elettorale. Il 30 giugno il tribunale del Riesame deciderà sul ricorso di Luca Sammartino contro l’interdizione dai pubblici uffici frutto dell’indagine a suo carico: in caso di esito positivo il posto in giunta dell’ex assessore all’Agricoltura è blindato e si discuterebbe solo della seconda posizione. Ma le variabili sono tante e la capogruppo all’Ars, Marianna Caronia, invita a fare valutazioni solo a urne chiuse: «Vedrete che la Lega sarà la vera sorpresa di queste elezioni. E Schifani non potrà non tenerne conto nelle scelte future». La Lega dovrà fronteggiare le ambizioni di avere più spazio in giunta di Mpa e Dc.
La corsa alla leadership del M5S
Nell’altra metà campo dietro la partita per Bruxelles c’è la corsa alla leadership della coalizione. Che si sostanzia nella possibilità di esprimere la candidatura a Palazzo d’Orleans se nel 2027 prenderà forma il campo largo (l’asse fra Pd, grillini e movimenti) naufragato nel 2022 e pure alle Amministrative che si celebrano in contemporanea a queste Europee. Il leader siciliano dei 5 Stelle, Nuccio Di Paola, non si nasconde: «Noi aspiriamo a confermare i due seggi al Parlamento europeo. È vero che il risultato determinerà anche gli equilibri nel campo largo. Noi siamo sempre disponibili al dialogo col Pd e le altre forze ma a patto che ci sia rispetto reciproco e accettazione dei risultati che verranno dalle urne».
La sfida del Pd a Schifani
Il fatto che sia Giuseppe Conte che Elly Schlein abbiano fatto della Sicilia la loro base nei giorni finali della campagna elettorale mostra il peso del voto nell’Isola per il centrosinistra. Sia Pd che grillini auspicano di crescere rispetto alle Regionali del 2022 (dove si fermarono fra il 15 e il 16%), mostrando di poter ambire a Palazzo d’Orleans. Il segretario del Pd, Anthony Barbagallo, invita a leggere i dati di domenica in questa chiave: «Vedremo se la somma dei risultati dei partiti di opposizione sarà maggiore di quella dei partiti di governo. Ho la sensazione che noi, i grillini, Sud chiama Nord e Verdi-Sinistra domenica sera saremo maggioranza in Sicilia. Abbiamo fatto una campagna elettorale come piace a noi, fra la gente, e non nei salotti, toccando temi come la difesa della legalità e la crescita delle periferie».
La corsa al 4%
Sullo sfondo si gioca la sfida degli altri partiti, che è innanzitutto quella di sfondare il muro del 4% entrando al Parlamento europeo. I renziani di Stati Uniti d’Europa, Azione di Carlo Calenda, la lista Libertà di Cateno De Luca e Alleanza Verdi-Sinistra hanno messo in campo i big e volti noti della società civile e del mondo antimafia per saltare l’asticella. Il loro risultato andrà misurato sulla soglia di sbarramento.