Forza Italia prova a sbarrare la strada a Totò Cuffaro. Una manovra che parte da Roma, si muove sull’immagine-simbolo di Caterina Chinnici e ha l’obiettivo di respingere l’Opa che i centristi ex democristiani stanno lanciando in Sicilia sul partito fondato da Berlusconi.
È un week end caldissimo per i forzisti. Il patto siglato a Roma fra Antonio Tajani e Maurizio Lupi apre le porte del partito, e della lista per le Europee, agli uomini di Noi Moderati. Che in Sicilia sono l’area centrista guidata da Saverio Romano, il delfino di Cuffaro ai tempi di Palazzo d’Orleans.
È questa la porta d’accesso di Cuffaro a Forza Italia. Il modo per aggirare il no che Tajani ha pronunciato proprio all’indirizzo della Dc dell’ex presidente a novembre, presentandosi alla convention di Taormina con la Chinnici (da poco strappata al Pd) e bloccando la trattativa per l’alleanza che Cuffaro stava conducendo con Renato Schifani.
Ma in Forza Italia da qualche giorno hanno fiutato il piano dei centristi: candidare un uomo (o una donna, più probabilmente) della Dc in quota Noi Moderati nella lista forzista. Non a caso il candidato di cui si parlava fino a pochi giorni fa, Antonello Antinoro, ha perso quota e si attende l’indicazione di un nuovo nome da parte di Romano.
Così è scattato l’allarme rosso a Roma come a Palermo. Perché Forza Italia ha schierato in lista due big, Marco Falcone e Edy Tamajo, per un derby accesissimo che potrebbe finire per favorire proprio il candidato della Dc su cui convergerebbero tutti i voti di Noi Moderati e magari anche dell’Mpa. Raffaele Lombardo, che ha siglato il patto con Schifani per le Europee, dovrebbe essere il portatore di consensi in grado di spingere la Chinnici. Ma la tripla preferenza rende ingestibili a tavolino le alleanze interne alla lista. E puntare su un solo uomo avvantaggerebbe Cuffaro e Romano.
Formalmente ieri nessuno in Forza Italia ha commentato lo stato delle trattative per la formazione della lista. Ma, di fronte al rischio che un centrista beffi un forzista per l’unico seggio che i sondaggi danno probabile, da Roma sono subito rimbalzate voci di un malumore della Chinnici per l’ipotesi che in lista possa finire un cuffariano. Un dietrofront della figlia del magistrato sarebbe un boomerang difficilmente gestibile per il partito in piena campagna elettorale. E in molti ieri hanno ricordato che un caso simile si verificò nel Pd durante la campagna elettorale per le Regionali, quando la Chinnici pretese l’estromissione di Giuseppe Lupo dalla lista perché sotto processo (poi qualche settimana fa l’ex deputato regionale è stato assolto e adesso è tornato nella lista per le Europee).
Ma anche a Palazzo d’Orleans le mosse dei centristi sono guardate con sospetto. Schifani ieri ha ricordato «l’ottimo rapporto con Cuffaro». Dando per scontato che il fondatore della Nuova Dc non entrerà in Forza Italia «di soppiatto». E tuttavia per ora la lista forzista resta bloccata. Di certo ci saranno la Chinnici, Falcone, Tamajo, Bernadette Grasso e Margherita La Rocca Ruvolo. L’ultimo posto in Sicilia per ora resta assegnato al siracusano Riccardo Gennuso. Che dovrebbe fare spazio a un uomo di Savario Romano «a patto che - è la linea del quartier generale forzista - sia perfettamente identificabile con l’area Noi Moderati e non con la Dc».
È una linea che isolerebbe Cuffaro. L’ex presidente ha visto chiudersi fra la metà della scorsa settimana e il week end sia le porte dell’asse Renzi-Bonino che quelle della Lega malgrado Salvini abbia siglato un patto con l’Udc he poteva dare spazio a uomini della Dc. «Non serve rifare la Dc per rappresentare l’area moderata e cattolica» ha detto ieri Nino Minardo, il leghista a cui Salvini ha affidato la manovra di allargamento al centro della Lega. Il rischio adesso per Cuffaro è quello di non avere più sponde per contarsi alle Europee.
Nel frattempo una mossa di Ruggero Razza ha svelato le carte in casa Fratelli d’Italia. L’ex assessore alla Sanità è uscito in tutta la Sicilia con i manifesti elettorali. A questo punto è chiaro che la lista della destra sarà composta, oltre che dalla Meloni, da Razza, dall’altro etneo Massimiliano Giammusso, dal palermitano Giuseppe Milazzo, dalla agrigentina Guisi Savarino e dalla siracusana Rossana Cannata. Anche in FdI si va dunque verso un derby fratricida perché dietro Razza e Giammusso ci sono a Catania i leader delle principali correnti: Musumeci e ManlioMessina da un lato, Salvo Pogliese dall’altro.
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