È salato il prezzo della siccità che sta mettendo in ginocchio la Sicilia per la scarsità delle piogge. Per gli interventi definiti prioritari, l’Autorità di bacino del distretto idrografico dell’Isola ha stimato che servono investimenti per 720 milioni di euro, 130 milioni per le misure a breve termine e 590 milioni per quelle a medio termine. I fondi servirebbero per gli interventi negli invasi, negli impianti per utilizzo di volumi morti con nuove interconnessioni e adduttori, al reperimento di nuove risorse idriche ad uso potabile (dissalatori fissi), per l’utilizzo di pozzi e sorgenti, per l’elaborazione di programmi di riduzione dei consumi, per le campagne di informazione e sensibilizzazione al risparmio idrico e per l’individuazione di risorse alternative come dissalatori mobili, navi con funzioni di dissalatori e autobotti. I rapporti continuamente aggiornati dall’Autorità di Bacino assieme ai report della Protezione civile regionale fanno parte del dossier che il governo Schifani ha allegato alla richiesta dello stato di emergenza nazionale per la crisi idrica. Sono già 142 su 391 i Comuni dove sono state ridotte le forniture di acqua potabile per la popolazione. Secondo l’AdB a seguito di una seconda riduzione di prelievi messa in atto gli invasi Fanaco e Ancipa - che servono i Comuni delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo, Trapani - potranno reggere il primo fino a metà luglio, il secondo fino a settembre. Nei Comuni dell’area palermitana gestiti dall’Amap vengono prefigurati due scenari di autonomia, con riduzioni di media o forte entità, rispettivamente fino a novembre 2024 o gennaio 2025. Ma «la situazione di crisi idrica - per l’Osservatorio dell’AdB si sta estendendo ad altri comuni perdurando il fenomeno di scarsità di pioggia. Inoltre le previsioni di pioggia dei prossimi mesi, basate sull'osservazione delle medie mensili degli anni passati, non appaiono sufficienti a mitigare la siccità in atto».