L’Sos era stato lanciato già lo scorso novembre, e poi ancora a inizio febbraio, ma adesso suona più forte, perché la questione è tutt’altro che sciolta e sta per ripresentarsi con tutta la sua urgenza: tra poco più di dieci giorni scatterà il nuovo tariffario ministeriale sulle prestazioni sanitarie, che sarebbe dovuto partire da Capodanno e che, per la strenua opposizione degli ambulatori e dei laboratori privati convenzionati, è stato rinviato al primo aprile 2024. Ma senza cambiare di una virgola, «tanto da creare danni irreversibili alle aziende, riducendo (in media) del 40% i rimborsi destinati alle strutture e costringendo le stesse alla chiusura, con perdite di numerosi collaboratori e disagi ai cittadini». Parola del presidente di Federbiologi Sicilia, Pietro Miraglia, che per mercoledì prossimo, in concomitanza con la manifestazione di categoria che si terrà al Teatro Brancaccio di Roma per protestare contro il tariffario, annuncia la chiusura degli esercizi accreditati, dalle analisi chimiche fino ai centri di radiologia, cardiologia, odontoiatria e fisiatria.
In quell’occasione, le sigle del comparto, a cominciare dalle loro diramazioni regionali, chiederanno al governo Meloni non solo di rinviare nuovamente l’entrata in vigore delle tariffe, posticipando tutto al primo gennaio 2025, ma anche di ritoccare all’insù le retribuzioni, altrimenti, avverte Miraglia, «per le nostre strutture sarà la morte, e, di conseguenza, il caos per la sanità pubblica».
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