«Pregiudizi e stereotipi sulle donne tuttora riaffiorano anche nelle società che si ritengono più avanzate».”Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso delle celebrazioni per la Giornata Internazionale della Donna quest’anno dedicata a Donne dell’Arte, alla presenza, tra gli altri, della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Le donne, nell’arte come in tanti altri campi, per esprimersi e realizzarsi abbiano dovuto affrontare un supplemento di fatica, un di più di impegno, quasi un onere occulto e inspiegabili sulla loro attività. Come se a loro fossero richiesti obblighi ulteriori e dovessero superare continuamente esami e giudizi più rigorosi. Che dovessero sempre dimostrare il valore e la capacità espressiva alla base della loro arte».
Secondo il Capo dello Stato, le donne «con la loro sensibilità e la loro passione, hanno dato e danno molto all’arte, alla letteratura, allo spettacolo, a ogni ambito della cultura. In Italia, hanno realizzato capolavori. Soltanto per ricordare qualche nome indimenticabile: da Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, a Matilde Serao, Elsa Morante, Natalia Ginsburg. Da Alda Merini a Patrizia Cavalli. Da Carla Fracci a Eleonora Duse. Ad Anna Magnani. A Gae Aulenti. Donne di grande tempra - osserva -, di sicuro e immenso talento, personalità che hanno percorso un cammino di emancipazione, favorendo la crescita libera e consapevole di tutte le altre donne, artiste o con altre vocazioni. E’ stata la rivoluzione della libertà femminile - rivoluzione silenziosa secondo la definizione dell’economista insignita del Nobel, Claudia Goldin - che ha avuto le donne come protagoniste e le ha condotte a sancire il diritto pieno alla parità, anche nel campo artistico. La rivoluzione silenziosa continua anche ai nostri giorni. Non esistono più settori, campi, recinti, barriere che limitino la creatività delle donne e la loro libera capacità di scelta. E’ una nuova primavera, che dobbiamo accogliere con soddisfazione, senza però dimenticare i tanti ostacoli che tuttora esistono - di natura materiale e culturale - per il raggiungimento di una effettiva piena parità».
Mattarella, inoltre, esorta a non «ignorare che sono ancora frequenti, inaccettabili molestie, pressioni illecite nel mondo del lavoro, discriminazioni, così come da anni viene denunciato. Senza perdere memoria delle violenze». Poi un pensiero alle donne vittime di violenza. «Come non ricordarne le vittime nei tanti femminicidi, anche in giorni recenti ? Come non ricordare, per tutte, Gulia Cecchettin, la cui tragedia ha coinvolto nell’orrore e nel dolore l’intera Italia? Si è detto tante volte - anche in quei giorni - che occorre una profonda azione culturale per far acquisire a tutti l’autentico senso del rapporto tra donna e uomo: l’arte è un veicolo efficace e trainante di formazione e di trasmissione di valori della vita».
Un passaggio anche sui movimenti femminili e al loro contributo «alla causa della pace. Pensiamo a figure come l’americana Dorothy Day, impegnata prima a sostegno della battaglia delle suffragette per il voto alle donne, poi contro la povertà e l’esclusione sociale, infine per la pace». Infine arte e libertà. «La nostra Costituzione afferma con efficace semplicità che l’arte e la scienza sono libere. L’arte, difatti, è libertà. Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli. Le dittature - aggiunge Mattarella - cercano in tutti i modi di promuovere un’arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un’arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici. Ringrazio Etta Scollo per aver dedicato alla battaglia delle donne iraniane, per la libertà e l’autodeterminazione, la sua canzone conclusiva. Rivolgiamo un pensiero alle tante artiste imprigionate e sottoposte a vessazioni, a intollerabili divieti in tante parti del mondo. Dobbiamo sentirci coinvolti nella loro condizione e nelle loro aspirazioni», conclude.
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