Mercoledì 18 Dicembre 2024

Dopo il richiamo di Mattarella, è gelo fra il centrodestra e il Colle

È gelo del centrodestra dopo le parole del presidente Sergio Mattarella sugli scontri di Pisa. Da Fratelli d’Italia alla Lega, nessuno cita direttamente l’intervento del capo dello Stato sull’autorevolezza delle forze dell’ordine che «non si misura sui manganelli», ma i commenti di senso inverso a quelli del Quirinale danno la misura della distanza che gli scontri di piazza hanno scavato tra la maggioranza e il Colle. Il più diretto è Matteo Salvini che, dopo aver ribadito per ben tre volte che «le parole del presidente» Mattarella «si leggono e non si commentano», risponde ai giornalisti che lo incalzano: «Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza», «chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente». Intanto, il Pd chiede che, a questo punto, sia direttamente la premier Giorgia Meloni a riferire in Aula su quanto avvenuto. Se il presidente della Repubblica ha rimarcato la reazione fallimentare dei «manganelli» usati contro i più giovani, il centrodestra di governo continua ad insistere sul rischio che tutte le forze dell’ordine finiscano nel tritacarne. Nel mirino c’è la sinistra che vuole «delegittimare» i tutori dell’ordine pubblico, indicandoli «a bersaglio di chi oramai da mesi cerca in ogni modo di alzare il livello dello scontro, soprattutto nelle piazze». Le parole sono del capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ma trovano eco in quelle di illustri rappresentanti di Lega e Forza Italia. «Chiunque può sbagliare, ma non posso accettare la messa all’indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori», dice Salvini. E ancora: «Se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, sputare, spintonare, non si ha alcun tipo di problema». Anche gli azzurri, gamba moderata del governo, pur premettendo che «la libertà di manifestare è un diritto fondamentale», rimarcano: «I fatti di Pisa non si devono trasformare in un attacco alle forze dell’ordine che noi difendiamo senza se e senza ma». In particolare, il capogruppo in Senato Maurizio Gasparri avverte: «Ovviamente neanche dopo diverse polemiche saranno istituiti i codici identificativi ed altri strumenti vessatori che potrebbero essere utilizzati dai gruppi estremisti per campagne contro le forze di polizia». Dall’opposizione, Elly Schlein è tra le prime a chiamare in causa direttamente la premier Giorgia Meloni: «Sta dimostrando di non avere alcun senso delle istituzioni. La smetta di nascondersi dietro i suoi ministri e venga a riferire su quanto è accaduto direttamente in Parlamento». Dalla segreteria dem rincara la dose Sandro Ruotolo: «Non era mai successo che esponenti della maggioranza di governo prendessero così platealmente le distanze dal presidente della Repubblica». Per la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, Salvini «ha passato il segno: giù le mani dal presidente Mattarella, si scusi per le sue parole sconsiderate». Benedetto Della Vedova (Più Europa) definisce «impeccabile» il messaggio di Mattarella e chiosa: o gli agenti «hanno delle indicazioni dall’alto sbagliate, oppure ritengono che siamo in un clima diverso in cui si può picchiare». Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, si dice disponibile a discussioni «serene e costruttive» su quanto avvenuto, ma «non pregiudizialmente orientate a screditare l’azione del governo o delle forze di polizia». Per il verde Angelo Bonelli, però, «siamo di fronte a una strategia politica della destra che non risparmia neanche il presidente della Repubblica Mattarella». Stefano Patuanelli (M5s), denuncia «l’intollerabile clima di repressione a tutti i livelli attuato contro chi non la pensa come il governo». Giuseppe Conte scende in piazza al fianco degli studenti sotto il Viminale: «Al ministro dell’Interno abbiamo chiesto un’informativa urgente ma non vorrei scaricare sul singolo quella che è una responsabilità collettiva del governo» di «questo clima repressivo».

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