Un fiume da oltre 230 milioni di euro l’anno, che scorre dall’Isola verso il Nord-Italia mentre il territorio, in entrata dalle regioni oltre Stretto, accoglie solo qualche rivolo. È il flusso della mobilità sanitaria regionale in Sicilia nel 2021 fotografato dalla Fondazione Gimbe in un report pubblicato ieri, che fa il punto sul fenomeno in scala nazionale evidenziando subito l’ammontare registrato in tutto il Paese, pari a oltre 4 miliardi, con saldi estremamente variabili tra la macro area settentrionale e quella centro-meridionale.
Il saldo è la differenza tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti provenienti da altre regioni, e quella passiva, cioè la «migrazione» dalla zona di residenza di cittadini bisognosi di cure. Ebbene, se Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 93% del saldo attivo, il 77% del passivo si concentra in sei regioni tra le quali la Sicilia, dove il denaro in uscita è superiore di 177 milioni di euro rispetto a quello in entrata: uno squilibrio che, nella mappa italiana disegnata da Gimbe, in una gradazione che parte dal verde colora i confini siciliani di rosso, mentre per cercare performance peggiori bisogna andare in Campania e Calabria.
Più nel dettaglio, la mobilità sanitaria dell’Isola conta meno di 53 milioni di crediti e più di 230 milioni di debiti, somme che, da controlli effettuati dal nostro giornale, sono rimaste pressocché invariate nel riparto 2023, secondo quanto emerso nella Conferenza Stato-Regioni.
Un servizio completo di Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
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