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Manovra regionale, i sindaci esclusi dai finanziamenti sul piede di guerra

È polemica sulla ridistribuzione dei circa 40 milioni di euro ai Comuni. L’Anci: niente soldi per gli extra costi dei rifiuti e il caro energia

Tutti per uno e uno per tutti, recitavano i tre moschettieri di Dumas in vista di un nobile fine da raggiungere insieme. Un motto che nel linguaggio iper tecnico del maxi-emendamento votato all’Ars durante la lunga notte della Finanziaria potrebbe essere rivisto con la formula “ognun per sé e tutti in ordine sparso”, almeno con gli occhi dei sindaci di quei comuni che non sono finiti nelle tabelle allegate al testo, sul piatto dei circa 40 milioni di euro “affidati” ai deputati – 700 mila euro agli onorevoli di maggioranza, 300 mila a quelli di opposizione – direttamente dal tesoretto di 100 milioni di euro ricavato dall’accordo Stato-Regione sul ripiano del debito, per essere poi ridistribuiti a pioggia (mirata) su un elenco di 121 enti locali, in mille rivoli tra feste, sagre, attrazioni turistiche, campi sportivi e ristrutturazione di strade e piazze. Una spartizione che i rappresentati dei paesi esclusi non stentano a definire «elettorale», mentre anche l’Anci Sicilia, l’associazione che rappresenta tutti i municipi, nel riservarsi «un esame più attento del testo definitivo della legge di stabilità regionale», prende posizione per voce del presidente, Paolo Amenta, e del segretario generale, Mario Emanuele Alvano, evidenziando «l’assenza di risorse finanziarie destinate agli extra costi per il conferimento dei rifiuti e per far fronte alla spesa per l’energia elettrica.

Al contempo è giusto sottolineare come la legge approvata dal Parlamento siciliano mantiene altre importanti fonti di finanziamento per gli enti locali sulle risorse correnti, per spese di investimenti e su alcune specifiche destinazioni.

Un servizio completo di Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi

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