È cominciata all’1.35 (del 9 gennaio) la seduta dell’Ars, un’attesa lunga 15 ore trascorse tra colloqui, riunioni e trattative a Palazzo dei Normanni sul maxi emendamento alla finanziaria. Ma in aula è partito subito lo scontro. Le opposizioni hanno insistito per la riscrittura dell’articolo contestando alcune norme, ma governo e maggioranza hanno tenuto, forti dei numeri, superando anche il voto segreto chiesto comma per comma dalla minoranza, in particolare da Antonello Cracolici del Pd. Dopo circa tre ore e mezzo, l’Ars ha approvato l’articolo che approva le riserve ai Comuni, ma la seduta è stata poi sospesa. Il governo ha impattato contro il voto segreto solo in quattro votazioni, cadendo su emendamenti dell’opposizione. È stata soppressa la norma per le risorse al comune di Cerda (un milione di euro), è stato aumentato a tre milioni di euro lo stanziamento per i Comuni in sofferenza per i flussi migratori con l’inserimento anche di Trapani, Ragusa, Porto Palo di Capo Passero e Lampedusa (in aggiunta a a Pantelleria, Pozzallo, Modica, Augusta, Siculiana e Porto Empedocle); passa l’obbligo per gli enti locali di restituire i fondi se non rispettano le forme di democrazia partecipata, disco rosso ai fondi per Monreale e Caltagirone.
Devono essere votate ancora le tabelle e il maxi emendamento. Nelle ore che hanno preceduto l’inizio della seduta a Palazzo dei Normanni c’era stato un lungo lavoro di maquillage del maxi emendamento alla finanziaria, un testo con oltre 360 norme. Ogni gruppo parlamentare ha valutando per conto proprio i commi inseriti nel documento alla cui stesura il governo ha lavorato per l’intera giornata di ieri dopo le riunioni informali che hanno coinvolto a più riprese i capigruppo di maggioranza e opposizione alla ricerca di una sintesi. Proprio per questo motivo l’orario di inizio della seduta dell’Ars è stato spostato ben quattro volte: e anche l’ultimo termine, quello delle 23, è stato sforato.
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