L’operazione è già in corso e ha il nome in codice che figura nel titolo dell’emendamento depositato all’Ars dal governo: «Modifica delle superfici di esercizi di vicinato». È così che cadranno i vincoli che finora hanno impedito nei centri storici, a Palermo in particolare, l’apertura di grandi negozi. Via dunque il tappo normativo che ha sbarrato la strada a griffe e catene internazionali.
La norma è fra le prime entrate a far parte del maxi emendamento che l’assessore all’Economia Marco Falcone sta scrivendo con i partiti di maggioranza e opposizione per arrivare l’8 gennaio a votare in un’unica soluzione, e dunque rapidamente, ciò che resterà delle migliaia di proposte extra che ancora appesantiranno la Finanziaria dopo le due giornate di oggi e domani in cui verrà esaurito il testo base.
La parte che riguarda il commercio ha un peso specifico enorme. Il testo è stato già trasmesso dall’assessore alle Attività Produttive, Edy Tamajo, al collega Falcone. È un articolo molto tecnico, traducibile così: vengono modificati, al rialzo, i limiti (in termini di metri quadrati) per l’apertura di nuove medie strutture di vendita nei centri storici.
Per restare all’esempio di Palermo, oggi un nuovo esercizio di vicinato non può essere più grande di 200 metri quadrati. Troppo poco per marchi come Decathlon, che infatti hanno via via rinunciato. Con le nuove norme che l’Ars si appresta a votare nel centro storico di Palermo potrebbero aprire nuovi negozi anche di 600 metri quadrati. Per Tamajo «in questo modo strade come la via Roma vivrebbero un nuovo impulso commerciale».
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