A 48 ore dal via alle votazioni della Finanziaria, il governo trova alleati di peso fuori dal Parlamento. «Evitare a ogni costo la tagliola dell’esercizio provvisorio»: è l’appello che mette insieme Confindustria, Ance (i costruttori edili), Cna, Confartigianato, Casartigiani, Claai e Coldiretti. È un fronte elettoralmente fortissimo che si è mosso per andare in pressing sui deputati dell’Ars. Ai quali senza tanti giri di parole viene ricordato che hanno «una grande responsabilità». Perché, per dirla con le parole del presidente degli industriali, Alessandro Albanese, «da un lato c’è la prospettiva di tempi certi e risposte puntuali alle istanze del mondo economico, dall’altra le sabbie mobili». È una presa di posizione che nasce dalle ultime notizie sul cammino della Finanziaria. Il governo ha annunciato lunedì l’intenzione di procedere, anche a colpi di maggioranza, per arrivare all’approvazione entro il 31 dicembre. Un avviso ai naviganti da parte del presidente Renato Schifani e dell’assessore all’Economia Marco Falcone, dopo il fallimento delle trattative con l’opposizione per arrivare a un testo condiviso da votare rapidamente. Pd, grillini e la lista civica Sud chiama Nord hanno risposto presentando 800 emendamenti (chiaro segnale di una strategia che punterà sull’ostruzionismo) e chiedendo al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno di rinviare tutto a gennaio. Questo, però, significherebbe ricorrere di nuovo all’esercizio provvisorio, cioè alla parcellizzazione della spesa che, ha spiegato Falcone, porterebbe a bloccare quasi tutti i pagamenti. In cassa la Regione ha circa 8 miliardi di fondi che con l’esercizio provvisorio non potrebbe erogare, o non del tutto. Se il governo fallisse l’obiettivo di approvare la manovra entro fine anno, come è stato negli ultimi 20 anni, si profilerebbe il rischio che la spesa ordinaria arrivi solo in primavera. Un servizio completo di Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola oggi