Mercoledì 18 Dicembre 2024

Inchiesta disciplinare per il generale Vannacci, lui va in licenza

Il generale Roberto Vannacci (foto di Fabio Frustaci/Ansa)

Non è stato esattamente un benvenuto quello che ha accolto ieri mattina il generale Roberto Vannacci, appena messo piede nel suo nuovo ufficio al Comando delle forze operative terrestri a Palazzo Esercito. I suoi superiori gli hanno infatti notificato l’avvio dell’inchiesta formale per accertare eventuali infrazioni disciplinari, dopo l’ok dato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, alla richiesta arrivata dal capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino. C’è anche l’espulsione dal servizio tra le possibili misure, se dovesse essere riscontrata una «grave mancanza disciplinare» o una «grave inadempienza ai doveri del militare». L’autore del best seller «Il mondo al contrario» si è comunque messo in licenza per un mese. «Motivi familiari», ha spiegato. Che non gli impediranno di partecipare alle prossime tappe dell’intenso tour di presentazione del libro: mercoledì ad Anagni (Frosinone) e domenica 10 a Ferrara. Le vendite hanno superato le 200 mila copie e le nuove polemiche potrebbero spingerle ancora più in alto. Si fa dunque più precaria la permanenza dell’ufficiale nelle forze armate e non a caso lui continua a strizzare l’occhio alla politica che lo corteggia, con la Lega in prima fila. «Non mi precludo nulla», la sua frase ricorrente, pronunciata anche in questi giorni. E alla Difesa non pochi tirerebbero un sospiro di sollievo dopo mesi di polemiche. Peraltro, quella del libro non è la prima grana tra il parà-scrittore ed i vertici del ministero: 4 anni fa aveva aveva presentato un esposto alla procura di Roma ed alla Procura militare per denunciare l’esposizione all’uranio impoverito dei militari italiani in Iraq. Ieri il generale si era detto soddisfatto per «l’incarico prestigiosissimo» assegnatogli. Il mese di licenza preso sembra però indicare altro. Crosetto ha puntualizzato: «Non è stato promosso né retrocesso», ma gli è stato affidato «un incarico di staff, evitando di attribuirgli incarichi di comando o con visibilità e/o proiezione esterna». Dopo tre mesi senza «poltrona», il rischio era che l’ufficiale potesse ricorrere alle vie legali per far valere le sue ragioni, aggravando il contenzioso già in atto. Il generale si affaccerà nuovamente l’anno prossimo, dunque, nel palazzo della sua forza armata. Sempre che nel frattempo la commissione che indaga sui suoi comportamenti, presieduta dall’«ufficiale inquirente», il generale Mauro D’Ubaldi, non abbia concluso le sue valutazioni, che potrebbero determinare provvedimenti disciplinari. Sembra che siano diversi gli elementi al vaglio. I contenuti del libro non erano stati preventivamente sottoposti alla valutazione dei vertici militari. L’Esercito ha fatto riferimento agli articoli 552 e 553 del Codice dell’ordinamento militare in merito alle «inchieste su eventi di particolare gravità o risonanza». Tra questi vengono considerati anche «gli accadimenti che potrebbero avere riflessi negativi sull’opinione pubblica per la loro delicatezza». In pratica, Vannacci potrebbe aver messo in cattiva luce Esercito e Difesa. Ma in valutazione potrebbe anche esserci altro. Le sanzioni disciplinari previste vanno dalla sospensione dell’impiego da un mese ad un anno alla «cessazione della ferma», che equivale all’espulsione dal servizio. Possibile anche la perdita del grado per rimozione. I tempi della decisione non saranno lunghi, a quanto si apprende.

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