L’allarme a Palazzo d’Orleans è scattato nella notte di giovedì. Erano da poco passate le 20 e Renato Schifani è stato informato che in commissione all’Ars era stata bocciata una delle norme cardine della Finanziaria che ha appena iniziato il proprio cammino. E si tratta dell’articolo che più di ogni altro era stato voluto dal presidente, quello che obbliga ogni sindaco a utilizzare il 3% dei finanziamenti ordinari per opere di prevenzione degli incendi.
La maggioranza non soltanto non ha difeso la norma ma ha contribuito a modificarla (anche se in commissione Bilancio verrà riportata dal governo al testo base). E sotto accusa sono finiti soprattutto Mpa e Lega: alcuni deputati, in particolare il leghista Pippo Laccoto, si sarebbero persino vantati in una chat con i sindaci messinesi di aver provato a far cadere la norma sul 3%. E questo ha irritato il presidente.
A questo punto Schifani ha deciso di intervenire. Ha convocato la giunta per lunedì con un ordine del giorno che ha messo in allarme i partiti: «Comunicazioni del presidente». Altro dettaglio: la nota di Palazzo d’Orleans impone agli assessori la presenza, niente collegamento in videocall come invece è prassi da 3 anni.
Schifani, filtra dalla maggioranza, proverà lunedì a serrare le file. Rimarcando in primis un certo disimpegno di alcuni partiti (i cui deputati sarebbero risultati assenti in alcune votazioni chiave) e poi delle imprudenze anche agli assessori. Ha saputo, il presidente, che fra i 5.000 emendamenti alla Finanziaria depositati in 48 ore all’Ars ben 250 provengono dagli stessi assessori e parecchi anche dai partiti alleati: non un buon viatico se l’obiettivo è quello dichiarato, cioè il varo della manovra fra il 23 e il 29.
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