Il disavanzo della Regione spalmato in 10 anni, la Corte dei Conti torna a chiedere l'illegittimità del rendiconto 2020
Disco verde al conto di bilancio con alcune eccezioni per presunte irregolarità. No alla parifica dello stato patrimoniale e del conto economico, ma soprattutto la richiesta di sollevare la questione di illegittimità costituzionale con riguardo al ripiano del disavanzo e, di conseguenza, sospendere il giudizio o in subordine sospendere il giudizio in attesa della pronuncia della Corte costituzionale sulla questione di legittimità costituzionale sollevata nel decorso giudizio di parificazione per l’esercizio 2020. È quanto ha chiesto il pm, Maria Aronica, nella sua requisitoria nel corso dell’adunanza pubblica davanti ai giudici alle Sezioni di controllo della Corte dei Conti riunita a Palermo per il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione siciliana per il 2021, alla presenza del governo Schifani. La Procura contabile insiste sulla questione relativa al disavanzo, già sollevata l’anno scorso per il rendiconto del 2020, e oggetto di un contenzioso in corso davanti alla Corte costituzionale che non si è ancora pronunciata. Per la Corte dei Conti la Regione avrebbe dovuto ripianare il disavanzo sorto nel 2018 e pari a 1 miliardo e 26,1 milioni di euro nei tre esercizi di bilancio successivi, mentre l’allora governo Musumeci (assessore all’Economia Gaetano Armao) spalmò il disavanzo in dieci anni, forte di un accordo con lo Stato, ma contestato dai giudici contabili perché firmato solo in seguito e comunque per i magistrati non risolutivo in quanto l’eventuale procedura doveva essere autorizzata da una legge dello Stato (tuttavia approvata l’anno scorso) e non con un patto amministrativo.
Schifani: «Illegittimità sul disavanzo infondata»
«La richiesta avanzata dal procuratore generale della Corte di sollevare la questione di legittimità costituzionale, con riguardo al ripiano del disavanzo, e di conseguenza sospendere il giudizio, o, in subordine, di sospendere il giudizio in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale sulla questione di legittimità costituzionale sollevata nel decorso giudizio di parificazione per l’esercizio 2020, appare del tutto infondata ed incoerente con il quadro normativo sopra richiamato». Così il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, nel suo intervento all’adunanza pubblica della sezione di controllo della Corte dei Conti per il giudizio di parificazione del rendiconto della Regione per il 2021. «Non intendo in questa sede entrare nel merito in ordine la questione di costituzionalità della norma di attuazione, attualmente al vaglio della Corte Costituzionale, rammentando tuttavia che la commissione paritetica prevista dallo statuto regionale ha già deliberato di abrogarla, in ossequio ai rilievi delle Sezioni riunite di codesta Corte e alla luce della novella legislativa introdotta dal legislatore nazionale con l’art. 1 commi 841 e segg. della legge n. 197 del 29 dicembre del 2022 - ha detto Schifani - Inoltre, l’ufficio legislativo finanze e l’ufficio legislativo economia del ministero dell’Economia e delle finanze hanno già reso i rispettivi favorevoli pareri sul disegno di legge di abrogazione proposto dalla commissione paritetica, già inviati a codesta Corte dei Conti, e pertanto questo sarà a breve oggetto di approvazione da parte del Consiglio dei ministri. La prossima abrogazione dell’articolo 7 del decreto legislativo 158/2019, oltre a fare chiarezza sul quadro normativo che disciplina le modalità di recupero del disavanzo dell’esercizio finanziario 2018, consentirà alla Regione di chiedere alla Corte Costituzionale di dichiarare la cessazione della materia del contendere». Per il governatore «ne discende, pertanto, che, in ogni caso, la disciplina che, dalla data di approvazione del rendiconto della Regione dell’esercizio finanziario 2021, regola il recupero del disavanzo dell’esercizio finanziario 2018 non può che essere quella contenuta nell’articolo 1, comma 841, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, norma primaria ritenuta necessaria da codesta Corte con la quale a decorrere dall’esercizio 2023, la Regione siciliana è autorizzata a ripianare entro il limite massimo di otto anni il disavanzo relativo all’esercizio 2018 e le relative quote di disavanzo non recuperate alla data del 31 dicembre 2022, secondo le modalità definite con l’accordo tra il Ministro dell’economia e delle finanze e il Presidente della Regione siciliana sottoscritto in data 16 ottobre 2023».