Lunedì 25 Novembre 2024

Demolire e riedificare, un emendamento all'Ars riaccende lo scontro sulle case abusive in riva al mare

Il testo era entrato in commissione Ambiente all’Ars due mesi fa, un po’ in sordina, perlomeno fino alla discussione di ieri, terminata con un via libera che ha spaccato in due l’opposizione riaccendendo l’allerta abusi edilizi e scatenando l’ira degli ambientalisti. Stiamo parlando dell’emendamento firmato dal presidente della stessa commissione, l’autonomista Giuseppe Carta, e dal deputato della nuova Dc Ignazio Abbate, al disegno di legge 499 in materia di urbanistica ed edilizia: poco più di quattro righe di testo, ma assai delicate, anzi, pesantissime perché impattanti su una normativa che nella salvaguardia del territorio ha fatto scuola, ossia la legge regionale del 1976, la prima in Italia a disporre il vincolo di inedificabilità assoluta entro 150 metri dalla battigia, e in particolare l’articolo 15, che in quella fascia costiera consente solo infrastrutture come piattaforme e stabilimenti balneari, permettendo sì la ristrutturazione delle case costruite prima del ‘76, ma senza alterarne i volumi. L’emendamento in questione, difatti, dopo le parole «edifici esistenti» inserisce un tassello del decreto 380 del presidente della Repubblica, datato 2001: una legge già recepita dalla Sicilia nel 2016 e pensata per normare l’attività edilizia in generale. Più nel dettaglio, si tratta dell’articolo 3, lì dove si prevedono interventi di ristrutturazione edilizia «che possono portare ad un organismo in tutto o in parte diverso dal precedente», come «il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti», fino alla «demolizione e successiva fedele ricostruzione di un fabbricato identico, quanto a sagoma, volumi, area di sedime e caratteristiche dei materiali, a quello preesistente». Insorgono ambientalisti e opposizione che vedono nell'emendamento una manovra per sanarele case abusive costruite successivamente al 1976 lungo le coste siciliane. Per Legambiente così «sarà possibile demolire e ricostruire strutture edificate prima del 1976 aumentandone volumetria e cubatura». Un servizio completo di Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi

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