Lunedì 23 Dicembre 2024

Comuni sciolti per mafia: in quasi due anni sono già 18, tre dei quali in Sicilia

Pietro Grasso

Dal primo gennaio 2022 al 30 settembre 2023 sono stati 18 gli enti locali sciolti in conseguenza di fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso: 6 in Calabria (Cosoleto, Portigliola, Scilla, Acquaro, Soriano Calabro e Rende), 4 in Campania (Castellammare di Stabia, San Giuseppe Vesuviano, Torre Annunziata e Sparanise), 3 in Sicilia (Castiglione di Sicilia, Palagonia e Mojo Alcantara), 3 in Puglia (Neviano, Trinitapoli e Orta Nova) e 2 nel Lazio (Anzio e Nettuno). È quanto emerge dal dossier «La linea della palma» curato da Avviso pubblico, presentato oggi a Bertinoro. Sono 383 sull’intero territorio nazionale i decreti di scioglimento dal 1991 al 30 settembre scorso: 56 enti locali sono stati sciolti due volte, 19 enti tre volte, un ente quattro volte. I provvedimenti hanno coinvolto 11 regioni, 280 Comuni e 6 Aziende sanitarie provinciali. In media si scioglie un ente locale al mese. Un dato inquietante che conferma il trend degli ultimi trentadue anni. Infatti, dal 1991 al 30 settembre 2023 sono stati 383 i decreti di scioglimento in ben 11 regioni, di cui sei collocate nell’area centro settentrionale del Paese. Sono 280 gli scioglimenti che hanno riguardato consigli comunali, in cui sono coinvolti sindaci, assessori, consiglieri e dipendenti della pubblica amministrazione e in 6 casi ad essere commissariate sono state Aziende sanitarie provinciali. La Sicilia è la terza regione per enti locali sciolti per mafia con 92 amministrazioni coinvolte, 15 delle quali sono state commissariate almeno due volte. A livello regionale si nota che dal 2013 la Calabria ha subito una media di sei scioglimenti l’anno (66 complessivi nel periodo), mentre la Campania ha fatto registrare almeno uno scioglimento per infiltrazioni mafiose per 12 anni consecutivi. La Puglia ha subito più scioglimenti negli ultimi 10 anni - nel periodo 2014/2023 sono stati 19 - che nei precedenti 22 di applicazione della legge (7 nel periodo 1991-2013). A livello comunale, si nota invece che per 5 Comuni (Cosoleto, Nettuno, Scilla, Soriano Calabro e Torre Annunziata) si tratta del secondo scioglimento, mentre per un Comune (San Giuseppe Vesuviano) è il terzo provvedimento per mafia. Nettuno è il primo ente locale a non far parte delle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Calabria, Campania, Sicilia e Puglia) a subire più di un decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose. Dalla lettura dei dati emerge, poi, che il settore edilizio-urbanistico si conferma anche nel 2022 e nei primi 9 mesi del 2023 come il più attenzionato dagli interessi mafiosi. Seguono il settore dei tributi, il servizio di igiene urbana, e quello relativo a concessioni demaniali/spiagge. «L’esauriente ed interessante dossier presentato da Avviso Pubblico fotografa una situazione preoccupante, che denota la insostituibilità del vigente strumento di contrasto alle infiltrazioni mafiose, ma anche la necessità di una organica riforma della materia - ha dichiarato l’ex presidente del Senato Pietro Grasso (nella foto), presidente della fondazione Scintille di futuro - Sarebbe importante che il cittadino percepisse che quando arriva lo Stato le cose cambiano e in maniera duratura. Sciogliere un Comune non può essere considerato un atto di autorità dello Stato che incide gravemente sul rapporto tra gli elettori e i rappresentanti eletti democraticamente, ma significa difendere la collettività dalle infiltrazioni mafiose, laddove c’è un vero e proprio problema di sospensione della democrazia. Da un punto di vista operativo, ai commissari vanno riconosciuti maggiori poteri d’intervento sulla burocrazia e maggiori risorse, umane, professionali e finanziarie per poter realizzare il ritorno alla legalità, magari anche dopo lo scioglimento con un’opera di "affiancamento" che accompagni l’ente locale in un definitivo percorso di risanamento, rendendolo impenetrabile di fronte alle pressioni dei criminali, al voto di scambio, alle scorciatoie amministrative, alla corruzione». Il presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà ha rilevato che «nei trentadue anni di applicazione della legge è stato sciolto per infiltrazioni mafiose un Comune al mese in Italia. Una media inquietante, che rivela l’esistenza di complicità e connivenze e il continuo tentativo delle mafie di ritagliarsi un posto in prima fila nella corsa agli appalti e alla gestione dei servizi pubblici. Si sciolgono Comuni soprattutto nel Mezzogiorno, tra cui due capoluoghi, Reggio Calabria e Foggia, ma dalla metà degli anni Novanta la ‘linea della palmà di cui parlava Sciascia, è giunta a coprire l’intera penisola, arrivando anche al Nord. Nessuna regione può più dirsi affrancata dagli interessi delle organizzazioni criminali». L’azione repressiva, secondo Montà, «è fondamentale, ma non basta: il prossimo anno andranno al voto il 46% dei Comuni italiani. In vista di questo importante e delicato appuntamento, il nostro compito di amministratori, quello dei cittadini e soprattutto quello della politica a tutti i livelli, è quello di alzare le antenne e mettere in campo azioni concrete per prevenire e contrastare quei rapporti torbidi che finora hanno condizionato molte amministrazioni. Se non può esistere una mafia senza rapporti con la politica - ha concluso - può e deve esistere una politica senza alcun rapporto nè con la mafia nè con i sistemi corruttivi».

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