Braccio di ferro su affitti e Rai: scintille FI-FdI sulla manovra che arriva al rush finale
Non solo la cedolare secca per gli affitti brevi. C’è anche la Rai sul tavolo del braccio di ferro tra Forza Italia e gli alleati. È l’ultima curva prima della chiusura della manovra che Giorgia Meloni intende inviare al Parlamento domani, dopo un confronto decisivo con gli altri leader del centrodestra. E si annuncia un tornante pericoloso fra le considerazioni degli azzurri - secondo cui «dopo tutto non c’è fretta, perché non siamo in ritardo» - e gli avvertimenti mandati da FdI attraverso Tommaso Foti: «La politica delle bandierine non serve a nulla, è kafkiano fare una legge di bilancio da 28 miliardi e parlare della scissione dell’atomo...». «Sono dettagli - convengono da Forza Italia - ma per noi sono importanti». Identitari. Per questo non si registra al momento soddisfazione per la mediazione, nell’ultima bozza formulata dal governo, di limitare l’aumento dal 21 al 26% dell’aliquota a chi affitta più di un immobile per meno di 30 giorni. Alla vigilia del vertice fra i leader a Palazzo Chigi (in mattinata a margine del Consiglio dei ministri o alle 16 nella riunione sulle riforme), dal partito di Tajani arriva una proposta alternativa: un codice identificativo nazionale, attraverso il quale tracciare tutti quelli che affittano un appartamento. «In Grecia ha fatto crescere di 10 volte il gettito, mentre aumentare la cedolare secca è un errore e può incentivare il nero», sostiene il portavoce azzurro Raffale Nevi, lanciando un’ipotesi già prevista nella bozza del disegno di legge sugli affitti brevi, elaborata nelle scorse settimane dal ministero del Turismo e poi arenatasi. L’obiettivo di quella innovazione,Tommaso Fot spiegava allora la ministra Daniela Santanchè, era uniformare a livello nazionale le regole che ora sono diverse regione per regione. Nel partito della presidente del Consiglio si regista un certo fastidio per le ultime sortite. «Qualcuno dice che stiamo massacrando la casa, come leggo oggi sui giornali - osserva il capogruppo dei deputati Foti -. Se lo dice la Schlein posso ritenere che non l’abbiamo vista arrivare e non l’abbiamo vista capire. Ma se lo dice qualche esponente di centrodestra mi preoccupo di più». Scintille che aggiungono fibrillazioni al decollo della manovra, già tormentato nei giorni scorsi dalle bordate della Lega, seguite dai correttivi su pignoramenti e pensioni. Anche perché le perplessità di FI si estendono ad altri aspetti: la fine del regime agevolato e il ritorno dell’Iva al 22% per i pannolini, l’aumento delle tasse sulla vendita delle case ristrutturate con il Superbonus e il taglio al canone Rai per il 2024 da 90 a 70 euro (parzialmente compensato da un contributo da 430 milioni, erogato in tre rate a gennaio, marzo e giugno), rivendicato soprattutto da Matteo Salvini. «Siamo preoccupati che la Rai abbia problemi a sostenere il nuovo piano industriale», spiegano fonti azzurre, mentre si sono diffuse ipotesi di un innalzamento del tetto pubblicitario dei canali della tv pubblica, scenario che potrebbe generare effetti negativi per altre emittenti, in particolare Mediaset. In previsione dell’arrivo della manovra nelle prossime ore, è stata convocata per martedì la commissione Bilancio di Palazzo Madama guidata da Nicola Calandrini (FdI), dove inizierà l’iter parlamentare. Lo stesso Calandrini è relatore per il primo passaggio, il parere al presidente del Senato Ignazio La Russa. Non è escluso che mantenga il ruolo per il resto dell’esame, probabilmente affiancato da almeno un altro relatore (l’anno scorso erano tre, per FdI, Lega e FI). Un compito mai semplice, in cui quest’anno bisogna fare i conti con l’input del governo di evitare emendamenti di maggioranza. Un patto messo alla prova dalle spinte contrarie già evidenti fra alleati. Tanto che il M5s, come ha raccontato nei giorni scorsi il capogruppo Stefano Patuanelli, è «disponibile a dare asilo politico agli emendamenti di maggioranza, e ci sono già colleghi di centrodestra che stanno sondando questa possibilità».