In Senato Giorgia Meloni tiene sul banco un volume intitolato La rinascita, manda baci alla sua destra e avvertimenti verso le opposizioni e forse non solo. «La nostra maggioranza politica è compatta, fatevene una ragione. Il governo ha un orizzonte di legislatura», mette in chiaro la premier, in una giornata in cui i pompieri del centrodestra sono solleciti a rassicurare sulla tenuta dell’alleanza politica mentre si profilano all’orizzonte almeno un paio di focolai interni, come la ratifica del Mes,il caso del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi e il nodo prescrizione. E mentre brucia ancora la brace sotto la cenere, dopo il caso Giambruno, che nei giorni scorsi ha portato le tensioni a livello di allerta fra FdI e Forza Italia.
Sullo sfondo c’è una questione privata, la separazione fra la presidente del Consiglio e il suo compagno, su cui i meloniani invocano il rispetto di una situazione delicata. Ma i risvolti si intrecciano con dinamiche politiche e non solo. «In questi giorni ho letto e sentito di tutto: retroscena inventati di sana pianta, ricostruzioni totalmente prive di senso logico e spesso anche contraddittorie», sono le parole affidate da Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e Mondadori, a Bruno Vespa per il libro «Il rancore e la Speranza» (in uscita a novembre, edito da Mondatori) rese note all’indomani dello scivolone in Borsa di Mediaset (-3% anche all’ultima chiusura) e dell’accordo fra l’azienda e l’ormai ex compagno della presidente del Consiglio per lasciare la conduzione del suo programma. «La verità è una sola - afferma la primogenita del fondatore di Forza Italia -: stimo molto Giorgia Meloni. La trovo capace, coerente, concreta. La apprezzo sul piano politico e la apprezzo molto anche come donna, ancor più in questi giorni».
Più o meno mentre arriva questa nota, sui social il parrucchiere Gennaro Capasso posta una foto di Andrea Giambruno con il ciuffo appena regolato: «Cambiamenti per il nostro amico». E contemporaneamente Meloni è protagonista in Senato di un dibattito che mantiene toni decisamente bassi rispetto a quelli che qualche ora più tardi si sarebbero sentiti alla Camera. Fra Palazzo Madama e Montecitorio la domanda più gettonata per gli uomini di FdI punta a sapere chi è il nemico «che punta ad abbatterci», evocato dalla loro leader in questi giorni. Nella trincea di risposte vaghe c’è chi si lascia scappare che «è meglio non dirlo chiaramente, sennò esce un caos». Per spiegare la sindrome di accerchiamento, è il succo, bisogna guardare verso gli azzurri e verso la famiglia Berlusconi. E anche in quest’ottica c’è incertezza su come la maggioranza gestirà il braccio di ferro con l’Europa sul Mes. Meloni per ora glissa, perché il Mes «non è oggetto della discussione del Consiglio europeo». Ma venerdì a Bruxelles le saranno chiesti lumi. Nella settimana dal 20 al 24 novembre alla Camera si discuteranno le proposte di legge di ratifica e il centrodestra ha un mese di tempo per trovare una exit strategy condivisa, su un tema che è dogma per FdI e Lega, mentre dentro Forza Italia si fatica a capire tanta rigidità.
La temperatura nella maggioranza si potrà misurare di nuovo lunedì, in un atteso vertice fra leader alla vigilia di un Consiglio dei ministri in cui potrebbe approdare la riforma del premierato. Sulla scrivania di Meloni si aggiunge ora il dossier Sgarbi, con l’indagine per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte che si aggiunge alle notizie sull’attività retribuita del sottosegretario per conferenze presentazione di libri, mostre, iniziative culturali. Con l’agenda europea che incalza, Meloni approfondirà il caso appena ne avrà tempo, poi farà le sue valutazioni. Nessuno erge barricate a difesa del critico d’arte. «È un ottimo sindaco, è uno dei 64 nel governo...», sorride un ministro mentre alla Camera entra nel vivo il dibattito, acceso dalle contestazioni delle opposizioni a cui Meloni risponde a tono: «Vi vedo nervosi, non capisco perché - replica ai mugugni per le sue parole sulla gestione dell’immigrazione illegale -. Faccio altri quattro anni e alla fine chiediamo agli italiani cosa ne pensano. La democrazia funziona così, so che ad alcuni non piace ma funziona così». «Nella replica - la punzecchia il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni - le è scappata la frizione».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia