La difesa delle nazioni, delle identità, della patria, l’uso della ragione e non della forza, come chiavi per affrontare «insieme» le sfide di un’epoca «complessa», tornando allo spirito dell’Onu delle origini». È l’appello che ha lanciato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo primo discorso al Palazzo di Vetro. «Non solo per la guerra di aggressione all’Ucraina, di fronte alla quale l’Italia «ha scelto da che parte stare», ma soprattutto per governare le migrazioni, un tema che coinvolge tutti e su cui l’Onu non può «voltarsi dall’altra parte». Nella notte - una cena americana prima di partire, dopo la pizza delle polemiche della prima sera al posto del ricevimento di Joe Biden - la premier ha lasciato New York per rientrare in Italia dove la aspetta non solo i dossier migranti ma anche la manovra. Con due Cdm la prossima settimana per occuparsi di economia (bollette, benzina, la Nadef) e di arrivi illegali, con un ennesimo decreto migranti. Bisogna agire insieme contro «la nuova schiavitù» - ha scandito nei suoi 14 minuti davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite numero 78 - contro queste nuove «mafie» delle organizzazioni illegali che promettono l’Europa con «brochure come fossero normali agenzie di viaggio» e non dicono che «quei viaggi troppo spesso conducono alla morte» nel Mediterraneo. La premier non ha parlato, invece, al Consiglio di Sicurezza, che vorrebbe riformare per renderlo «più equo e efficace». Era impegnata, spiega Palazzo Chigi, in una girandola di incontri bilaterali quasi tutti concentrati sull’Africa, dall’Algeria al Ruanda (terra di destinazione dei migranti illegali in Gran Bretagna grazie al contestato accordo dell’«amico» Rishi Sunak). E il suo staff precisa che, dopo aver assistito alla prima parte dello storico dibattito (Volodymyr Zelensky e Serghei Lavrov presenti anche se non hanno ascoltato i reciproci discorsi), nei corridoi del Palazzo dell’Onu la premier ha avuto occasione di parlare con il presidente ucraino. Poi l’incontro con il segretario Antonio Guterres, cui chiede un maggior coinvolgimento delle Nazioni Unite sui migranti, come farà davanti all’assemblea generale. L’Onu deve «rifiutare le ipocrisie» in tema di immigrazione, che nel tempo hanno «fatto arricchire a dismisura i trafficanti». E combatterli con ogni mezzo per fermare l’emergenza, da un lato. Mentre dall’altro vanno affrontate «le cause alla base della migrazione» per «garantire il diritto a non dover emigrare». Bisogna «cooperare» con le nazioni più povere, che subiscono più di tutti il conflitto contro Kiev e il «ricatto del grano». Fermo restando che va perseguita la via della pace, ha detto al rientro con un messaggio all’evento «Il valore della Pace» organizzato dal think tank Remind, sapendo che «ha un costo» che «dobbiamo essere in grado di sostenere quando viene messa in pericolo». Anche perché la Russia, che non ha citato mai espressamente , sceglie di creare «il caos», nel quale, è stato il ragionamento della premier all’Onu, si «infiltrano i trafficanti di esseri umani». Con i Paesi africani troppo a lungo «sfruttati» bisogna «invertire la rotta», insiste la premier. Abbandonare l’approccio «predatorio» e puntare su partnership «alla pari» come vuole fare l’Italia che darà «il buon esempio», rivendica, con il suo «Piano Mattei». L’altra sfida, che sarà tra i temi del G7 italiano, è quella dell’intelligenza artificiale che rischia di avere effetti «devastanti» sul lavoro e non può essere «una zona franca». Bisogna, dice Meloni, «dare un’etica agli algoritmi». Non bisogna dimenticare, dice in sintesi chiudendo il suo intervento, quello che proprio all’Onu aveva indicato Papa Giovanni Paolo II, «cioè che l’attività politica, nazionale e internazionale, viene «dall’uomo», si esercita «attraverso l’uomo» ed è «per l’uomo». Nella foto Giorgia Meloni con il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres