L’emergenza degli sbarchi dei migranti sulle coste italiane agita la maggioranza. È la Lega che continua ad alzare la voce, contestando l’approccio seguito finora da Giorgia Meloni, in particolare nel rapporto con la Tunisia. Lunedì in mattinata è in programma un consiglio dei Ministri e non si esclude che possa arrivare sul tavolo il nuovo pacchetto di misure sulla sicurezza annunciato nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Piantedosi e da Matteo Salvini che avverte: «Ci sono tanti modi per bloccare, ridurre un flusso: a mali estremi estremi rimedi», dice, invocando «un centro per le espulsioni in ogni regione». La consapevolezza del vicepremier - sempre più convinto che sia in atto «un attacco all’Italia» - è che «dovremo muoverci da soli visto che l’Europa è clamorosamente assente, distanze, ignorante e sorda». «Solo da noi - accusa - ci sono questi numeri, non in Spagna, in Francia, a Malta, in Grecia e in nessun’altra parte». Non solo, è l’affondo: «Ci sono istituzioni tedesche che danno milioni di euro a Ong tedesche per portare i migranti in Italia. È un fatto». Come è un fatto, sottolinea Salvini che domani sarà nuovamente a processo per la Open Arms, che «quando ero ministro io gli sbarchi erano meno di un decimo di quelli a cui stiamo assistendo. E non per caso». Un tema, quello della sicurezza e dei migranti che è da sempre un cavallo di battaglia del partito di Salvini e che sarà (anche in vista delle elezioni europee) argomento cruciale dei prossimi mesi anche nel confronto interno alla stessa maggioranza. E nonostante il leader della Lega provi a gettare acqua sul fuoco delle polemiche chiarendo che «il governo lavora insieme, senza nessuna differenziazione e nel rispetto del lavoro gli uni degli altri», a rincarare la dose ci pensa il vicesegretario leghista, Andrea Crippa. In un’intervista ad Affaritaliani boccia la strategia della presidente del Consiglio di insistere sulla via diplomatica. Secondo Crippa infatti le diverse missioni in Tunisia - assieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen - non sembra abbiano funzionato come previsto: «Ad occhio no», risponde tranchant. Per poi aggiungere, con un ragionamento che alza ancora il livello della sfida politica: «Bisogna tornare a fare ciò che faceva Salvini quando era ministro dell’Interno. Lui ha dimostrato che i problemi si possono risolvere con atteggiamenti più rigidi. Non parlo solo del ripristino dei decreti Salvini del 2018, ma anche di un atteggiamento che deve essere più deciso». Sono concetti che mirano direttamente alla gestione del dossier. E che interpellano anche Palazzo Chigi, dove si riunirà periodicamente il comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Ma a occuparsi degli sbarchi è ovviamente anche il Viminale. Non a caso si muove anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che sente al telefono la commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson: «Abbiamo condiviso la necessità di sviluppare una nuova strategia operativa europea contro i trafficanti di esseri umani. Ho inoltre evidenziato alla Commissaria, la necessità di potenziare i rimpatri dalla Tunisia verso i Paesi di origine». Chiama in causa Bruxelles anche il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani: «La situazione degli sbarchi dei migranti può «perfino peggiorare» nei prossimi mesi. E l’Italia «come hanno detto giustamente sia la presidente del Parlamento europeo Metsola che la presidente della Commissione von der Leyen, deve essere aiutata a livello continentale».