L’Aula della Camera approva definitivamente un «addendum» al Codice rosso, relativo all’avocazione delle indagini per i delitti di violenza domestica o di genere. E l’Assemblea di Montecitorio si commuove quando, in lacrime, una deputata palermitana del M5S, Daniela Morfino, di fatto ammette di aver subito sulla sua pelle la terribile esperienza della violenza. Il testo approvato prevede un’ulteriore ipotesi di avocazione delle indagini preliminari da parte del procuratore generale presso la Corte d’appello: ricorre quando il pm, nei casi di delitti di violenza domestica o di genere, non senta la persona offesa entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Passa con 200 voti a favore, nessun contrario e 61 astenuti: si tratta dei deputati di Avs e del Pd secondo cui il provvedimento non è sufficiente ad affrontare la tematica delle violenze sulle donne, specie quelle che avvengono all’interno delle mira domestiche. Un provvedimento che, sostiene Sara Ferrari del Pd, è «una proposta bluff», una sorta di maquillage che nei fatti «non aggiunge nulla alla normativa già vigente e introdotta dal ministro Orlando nel 2017 e non fa fare purtroppo alcun passo avanti nella prevenzione». La maggioranza, invece, difende il provvedimento. «È un passo avanti concreto: è essenziale prevenire il fenomeno, ma attraverso questo provvedimento si punta anche ad evitare che le prime avvisaglie di violenza sfocino in tragedia, come troppo spesso accade», sostiene Rachele Silvestri di Fdi. Di «passo avanti nella tutela delle donne vittime di violenza» parla Laura Ravetto della Lega, e soddisfatta è anche Giulia Bongiorno, “madre» del disegno di legge in Senato: «il rafforzamento del Codice Rosso permetterà di agire tempestivamente e spero che incoraggerà le donne a rivolgersi con fiducia allo Stato», sostiene. Il M5S vota a favore del provvedimento, ma è ancora troppo poco per Daniela Morfino, che nello svolgere in Aula la dichiarazione di voto per il gruppo, scoppia in lacrime e lascia chiaramente intendere di essere stata lei stessa vittima di una violenza. «Io questo problema drammatico lo ho vissuto. Conosco bene il dramma che vivono queste donne. Questa legge non risolve il problema. Votiamo a favore ma se vogliamo davvero fermare questa tragedia bisogna fare molto di più», dice singhiozzando in un Emiciclo dove piomba il silenzio, interrotto subito da un applauso dei deputati. «L’uomo - prosegue la deputata palermitana, un’insegnante, con la voce rotta dalla commozione - deve capire che si deve fermare. La violenza domestica, anche quella psicologica - dice ancora, scandendo le parole - provoca molto più dolore dei segni visibili di lividi e cicatrici, perché le parole sono le prime armi per ferire e negare la vita libera di un essere umano. È devastante subire abusi fisici e psichici da qualcuno che ami, e pensi che quel sentimento sia ricambiato. È devastante subire violenza dall’uomo che pensi di amare, che pensi ti ami sinceramente e poi scopri che, invece, è un mostro. Scopri che il mostro non dorme sotto il letto, il mostro dorme accanto a te».