È sempre lo stresso problema, che non ha stagione, ma che in estate, in particolare sotto Ferragosto, si manifesta con tutto il suo orrore, sotto varie declinazioni, dal rogo dei cassonetti a Palermo, che ha fatto infuriare il suo primo cittadino, Roberto Lagalla, ai sacchetti buttati dalle auto, riprese dalle telecamere di sorveglianza come accaduto di recente a Menfi, dove una signora (nella foto) è stata beccata dalle telecamere mentre gettava dall'auto un sacchetto di rifiuti, o settimane fa ad Alcamo, dove un video shock ha immortalato padre e figlioletto intenti a lasciare souvenir di famiglia per terra. Luoghi ed esempi diversi, riconducibili allo stesso fenomeno: l’abbandono dei rifiuti sul suolo pubblico, che in Sicilia non fa sconti a nessuno, né alle città metropolitane, dove esistono ancora campane e cassonetti, né ai paesi dove vige solo la differenziata spinta, il porta a porta. La soluzione?
Fasce e… stelle sul petto
Diverse le declinazioni del fenomeno, diverse pure le risposte dei sindaci isolani, che molte volte, per arginare il quadro, hanno dovuto indossare i panni dello sceriffo. Così, mentre il primo cittadino di Menfi, Vito Clemente, decide di pubblicare sui social le immagini di chi getta la monnezza dai veicoli, annunciando multe e convocazioni in municipio, l’amministrazione di Partinico, sulla scia di altri Comuni, potenzia l’impianto cittadino di sorveglianza con conseguente raffica di multe. Ma c’è anche chi, dopo svariate ordinanze restrittive, prova anche a stimolare il senso civico degli abitanti. È il caso di Carini, dove il titolare della fascia tricolore, Giovì Monteleone, proprio alla vigilia di Ferragosto, preoccupato dall’escalation di spazzatura buttata sulla fascia costiera, ha fatto stampare 12mila volantini con su scritto, fronte retro, «Carini è tua, tienila pulita! Non abbandonare i rifiuti. Il cambiamento parte da te». E ancora: «se abbandoni sei una persona indegna, senza dignità. Vergognati. Per colpa tua, siamo costretti ad usare uomini, mezzi e risorse che potrebbero essere utilizzati per la cura delle strade, dei marciapiedi, delle aiuole».
A colpi di ordinanze e cultura
E poi c’è il modello principe, rinnovato anche questa estate dal sindaco di Marsala, Massimo Grillo: un esempio di contrasto all’inciviltà che in Sicilia, e non solo, ha fatto scuola, «tanto che, ancora oggi, molti colleghi, pure di altre regioni», sottolinea lo stesso Grillo, «mi chiamano per conoscerne i dettagli e adottarlo». Si tratta del sequestro del mezzo di trasporto per chi abbandona la spazzatura, con dissequestro dopo sanzione: un provvedimento adottato lo scorso anno, che da gennaio 2023, spiega il sindaco, «ha prodotto il fermo di oltre 50 veicoli, mentre abbiamo ripulito e neutralizzato oltre 40mila metri quadrati di discariche abusive». Nonostante ciò, ammette Grillo, «il fenomeno non è scomparso. Perché tu puoi fare tutte le ordinanze che vuoi, ma se non entri dentro la testa delle persone, se non combatti anche sul piano culturale, non vai da nessuna parte. Noi stiamo provando a sensibilizzare la popolazione, entrando nelle scuole, ma anche attraverso gli eventi, come il recente concerto di Francesco Gabbani, che dal palco, su nostro input, ha fatto un discorso sull’importanza dell’ecosostenibilità».
L’appello dell’Anci
Soluzioni diverse, per l’appunto, «e tutte utili», sottolinea Mario Emanuele Alvano, segretario regionale dell’Anci, che adesso, però, chiede di «superare l’eterogeneità dei rimedi non lasciando più i sindaci soli in prima linea. Ad affrontare un problema enorme, non grande come quello che registravamo cinque anni fa – oggi sono ben 230 i municipi siciliani che hanno superato il target Ue del 65% di raccolta differenziata – ma comunque pesantissimo». Ed ecco, di nuovo, la domanda: quale soluzione? Prima di prospettarne una, Alvano spiega l’origine del fenomeno: «da una parte ci sono gli evasori, quelli che, pur di non pagare la Tari, non vanno a ritirare i mastelli e preferiscono gettare la spazzatura in giro. Tra questi, molti proprietari di B&B abusivi, che magari pagano la tassa per un solo appartamento, quando invece ne gestiscono diversi, affittandoli a un flusso di turisti che, non dimentichiamolo, d’estate può fare decuplicare il volume di rifiuti». Ma c’è anche un’altra ragione, «la disgregazione degli enti provinciali. Difatti, non è un caso se abbandono e accumulo si concentra proprio nelle strade gestite un tempo dalle province, lì dove adesso mancano telecamere e controllo. Bisogna dunque coinvolgere le città metropolitane, ma anche Anas e Regione con piani operativi, con protocolli».
Rivoluzionare la Tari
Ma c’è anche chi, come il responsabile Rifiuti ed Economia circolare di Legambiente Sicilia, Tommaso Castronovo, ai fini del pagamento della Tari propone di «intervenire sulle banche dati del catasto edilizio per individuare gli evasori, e, per rendere più efficace l’intervento», di rivoluzionare il sistema di tariffazione: «che non sia basato più sulla metratura dell’immobile e sul numero dei componenti familiari, ma sulla quantità di rifiuti prodotti, cioè su un sistema che ne consenta la tracciabilità». Intanto, il presidente di Assoturismo e di Confesercenti Sicilia, Vittorio Messina, fa notare come l’abbandono della spazzatura, «oltre a creare un allarme sociale e igienico, rappresenta un danno di immagine significativo per un territorio come il nostro, che del turismo vuole fare il proprio presente e il futuro. Basta guardare le recensioni dei turisti per verificare come la critica più frequente riguardi l’immondizia abbandonata. Pensate per un attimo ai visitatori ai quali si chiede di pagare l’imposta di soggiorno…». (*ADO*)