Sabato 23 Novembre 2024

Nuove scintille tra M5S e FdI su lotta alla mafia e alla corruzione

Giuseppe Conte

«Borsellino invitava a parlare di mafia. Certo. Ma non a sproloquiare come ha fatto Meloni“ paragonando «le tasse al «pizzo di Stato», oppure quando non ha escluso la cancellazione del concorso esterno in associazione mafiosa. Il tutto aggravato dal Ministro di giustizia Nordio, che lavora sistematicamente per radere al suolo i più validi strumenti di lotta alle mafie e alle zone grigie della connivenza e della corruzione». «Invito Fdi a misurare meglio le parole» e di non acconsentire a un percorso «di sistematico indebolimento di tutti i presidi anti-corruzione e anti-mafia». Lo scrive il leader M5s, Giuseppe Conte, su Facebook. Nel lungo post, Conte prende le mosse dalla convention «Parlate di mafia» che Fdi ha organizzato nei giorni scorsi a Palermo sottolineando «che non si può parlare di mafia a vanvera, altrimenti le si fa un favore. La partenza - osserva il leader pentastellato - è stata in salita, visto che le prolusioni introduttive sono state affidate al duo Schifani-Lagalla, che in Sicilia reggono maggioranze benedette da Cuffaro e Dell’Utri. E così per cercare di distrarre il pubblico sono subito iniziati gli attacchi al nostro senatore Roberto Scarpinato, che per tutta la vita ha combattuto la mafia anche a fianco di Falcone e Borsellino. La «lectio magistralis“ - continua Conte - è stata affidata al redivivo Donzelli, che ha infarcito il suo intervento di fake news contro il Movimento, sproloquiando sul regime del 41-bis, nonostante non si sia ancora dimesso dopo avere scambiato con il coinquilino Del Mastro e divulgato, come fosse un ragazzino in gita scolastica, informazioni riservate sui detenuti sottoposti proprio a questo regime». Non manca, poi, un attacco al ministro Musumeci che ha, sottolinea, «scambiato il diritto a un salario dignitoso per una forma di «assistenzialismo». «A questo punto uno potrebbe pensare che, per un convegno durato una sola giornata, quanto a baggianate stiamo bene così. E invece mancava la ciliegina sulla torta: a fine giornata - è l’attacco di Conte - è intervenuto il sottosegretario Mantovano - che pure viene descritto come culturalmente attrezzato - il quale ha vergognosamente paragonato l’assistenzialismo delle mafie al Reddito di cittadinanza» nonostante «l’inchiesta “Vento» a Palermo», sveli «che i boss mafiosi lo attaccano perché non gli permette di trovare ragazzi pronti a lavorare per la mafia». Dagli interventi sul concorso esterno a quelli sull’abuso di ufficio, dalle intercettazioni alla trasparenza negli appalti, “anche a costo di contrastare le politiche europee (proposta di direttiva in materia di anticorruzione) e di violare la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC)», l’attenzione di Conte si sposta quindi su Nordio invitando, nel complesso, Fratelli d’Italia «a misurare meglio le parole e, soprattutto, ad essere conseguenti nei fatti», e «soprattutto a chiarirsi al proprio interno visto che il principio di legalità e la lotta alla mafia che a parole dicono di voler perseguire, presuppongono il rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura, che va rispettata anche quando le notizie di reato riguardano esponenti di governo (Santanchè e Del Mastro), e non delegittimata con l’accusa - come ha fatto il Presidente Meloni - di avere «aperto la campagna elettorale per le europee». Dura la replica della deputata di Fdi, Sara Kelany, che ha curato l’organizzazione del convegno: «Sono surreali e strumentali le parole di Giuseppe Conte riferite al convegno di Fratelli d’Italia «Parlate di Mafia», quando afferma che avremmo parlato di mafia "a vanvera"». «In quella occasione - ricorda - erano raccolti a parlare di mafia i più alti vertici della magistratura, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, oltre che eminenti accademici. Le affermazioni di Conte, dunque, offendono in primo luogo chi quotidianamente lavora per combattere la criminalità organizzata. Se questo non bastasse, inoltre, riguardo l’intervento del sottosegretario Mantovano fa vera e propria mistificazione attribuendogli parole che non ha mai pronunciato. Il sottosegretario, che è anche magistrato e di lotta alla mafia ne sa molto più dell’’avvocato del popolò - osserva Kelany -, non ha mai paragonato l’assistenzialismo delle mafie al reddito di cittadinanza. Piuttosto ha detto che le mafie hanno un proprio assistenzialismo, che è affermazione tanto vera quanto incontrovertibile. La verità è che ogni occasione è buona per il M5S per tentare di attaccare la maggioranza, ma stavolta si è passata la misura, trasformando l’antimafia in terreno di scontro politico e propalando fake news», conclude.

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