La sostanza c’è già, bisogna solo aggiungere i dettagli e, soprattutto, definire le risorse aggiuntive utili a concretizzare il documento, che potrebbe ricevere il disco verde dalla giunta entro la prossima settimana, e comunque non oltre il corrente mese. Stiamo parlando del Piano operativo contro liste d’attesa sul fronte ambulatoriale e ospedaliero siciliano, messo a punto, dopo settimane di lavoro, dal dirigente generale del Dipartimento per la pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute, Salvatore Iacolino, e dal suo staff, sotto la supervisione del governatore Renato Schifani, che ieri ha incontrato lo stesso Iacolino per discutere degli interventi da realizzare. In ballo ci sono 40 milioni di euro, 29 ex novo per il 2023 e 11 già messi a disposizione nel 2022 ma non usufruiti dalle Asp dell’Isola, dunque riprogrammabili: fondi rientranti nei 380 milioni stanziati da Roma per tutte le regioni proprio per accelerare la risposta assistenziale, inseriti nel Milleproroghe dal ministro della Salute Orazio Schillaci, che in queste ore, prima alla Camera durante il Question time poi sulla stampa, è tornato a bacchettare le amministrazioni territoriali per i ritardi nell’utilizzo delle risorse. Che nel caso della Sicilia dovrebbero esser integrate da un ulteriore stanziamento, questa volta tutto regionale, compreso tra i cinque e dieci milioni, per un pacchetto complessivo che potrebbe arrivare fino a quota 50. Il Piano è stato costruito sulla base delle criticità segnalate sul tema dalle nove Asp, per input del Dipartimento di pianificazione, che ha poi raccolto le segnalazioni incrociando i dati con il personale in organico nella Sanità. Difatti, fondi, uomini e mezzi per abbattere i tempi delle prestazioni verranno redistribuiti in base alle criticità locali, chiamando in campo anche le strutture private convenzionate, che attraverso i sindacati - Acap-Salute, Amsa-Fkt, Anisap-Sicilia, Assocesis-Andiar, Confsanità-confcommercio, Federbiologi, Fesiop-Fk – hanno già fatto sapere di esser pronte a dare una mano. In linea di massima, le somme verranno utilizzate per metà destinandole al pubblico e per metà al privato. Ma in che modo? Quali sono concretamente, le linee guida del Piano? Su questo Palazzo d’Orleans e assessorato di competenza mantengono il massimo riserbo, fino a delibera approvata, ma è facile pensare che il potenziamento dell’offerta sanitaria avverrà anche attraverso la riorganizzazione della medicina territoriale. Quel che è certo, spiega Schifani, è che, «seguendo il nuovo iter, arriveremo a una significativa riduzione della problematica. D’altronde, abbiamo già proceduto ad una pulizia delle liste d’attesa con un lavoro certosino di verifica, eliminando una grandissima quantità di richieste ormai superate da eventi intervenuti nel tempo, come decessi o soluzioni alternative individuate dai richiedenti. L’ho già detto: le priorità della mia presidenza nel campo della Sanità sono l’abbattimento delle liste d’attesa e la risoluzione delle criticità per le emergenze ospedaliere, e così sarà». Intanto, proprio su quest’ultimo fronte, quello della carenza di camici bianchi nei Pronto soccorso, Giuseppe Bonsignore, segretario del Cimo Sicilia, il sindacato dei medici ospedalieri, continua a tratteggiare un quadro impietoso, «con un dato su tutti: nell’Isola manca, in media, il 50% del personale previsto per far funzionare le corsie d’emergenza. Un gap che nelle province di Caltanissetta, Agrigento e Catania supera il 60%. La soluzione? Non può essere certo il gioco delle tre carte, lo spostamento dei colleghi da un ospedale all’altro, come avvenuto di recente al Civico di Palermo, dove attraverso bando sono arrivati quatto professionisti, ma provenienti dal Cervello, che è rimasto così ulteriormente scoperto». Per Bonsignore si dovrebbero invece accorpare i nosocomi più piccoli con quelli più grandi, «come abbiamo più volte suggerito alla Regione», mentre il pediatra Carlo Gilistro, deputato regionale M5s, ha proposto ieri all’Ars di «arruolare, anche temporaneamente, i medici in pensione: molti di loro hanno ancora tanto da dare e la loro esperienza potrebbe essere fondamentale in questa fase drammatica, soprattutto per le aree di emergenza. Ci vuole una norma che lo consenta, ma siamo al parlamento per fare leggi. Basta che ci sia la volontà politica, e in questo momento l’intento di dare ossigeno agli ospedali e ai Pronto soccorso mi pare sia del tutto trasversale».