Venerdì 22 Novembre 2024

A Marina e Pier Silvio la guida dell'impero Berlusconi, nel testamento 100 milioni alla Fascina e 30 a Dell’Utri

Silvio Berlusconi

In pochi fogli, anzi in poche parole scritte a mano, è stato definito il futuro di un impero di miliardi. Silvio Berlusconi era così, sulle cose importanti non aveva fronzoli: decideva sicuro, con la testa ma senza mai dimenticare cuore e istinto. E ha deciso così anche nel suo testamento, che l’Ansa ha visionato e diffuso in anteprima. Ultime volontà nelle quali Berlusconi ha scelto con chiarezza, oltre le attese della vigilia: gli eredi che hanno in mano la continuità dell’impero sono Marina e Pier Silvio, ai quali è stata assegnata tutta la quota «disponibile». Vale per Fininvest, quindi per le aziende, ma anche per tutto il resto del patrimonio. Un patrimonio immenso, che in valore si può conteggiare in oltre cinque miliardi tra società quotate, grandi investimenti immobiliari, titoli, opere d’arte e liquidità. La parte più consistente è contenuta in Fininvest, con 2,8 miliardi di capitalizzazione di Borsa delle partecipate e quasi quattro miliardi considerando anche le quote detenute da Mfe-Mediaset in altri gruppi, cioè Ei Towers e Prosieben. Il patrimonio immobiliare è stimabile in circa 700 milioni, concentrato soprattutto nella holding Dolcedrago, più la liquidità, che anche per gli eredi è la parte più difficile da «fotografare» con chiarezza. Infine gli yacht e soprattutto i molti quadri acquistati negli anni dal fondatore del Biscione. Anche i figli Barbara, Eleonora e Luigi avranno quindi presto una disponibilità personale molto importante, mentre sono escluse dal testamento le ex mogli, entrambe divorziate. Ora i legali di tutti gli eredi valuteranno se su questa enorme massa valga la pena mettere gli «occhiali» e quindi consigliare ai figli di accettare con beneficio di inventario. Un’opzione probabile. Ma rimane l’indicazione chiara per il futuro: Marina e Pier Silvio hanno in mano il 53% della holding finanziaria di famiglia, dove non esistono maggioranza qualificate o minoranze di blocco, concetti lontani anche dalla cultura della famiglia. Insomma si decide con il 51% e non è un caso che sia stata proprio Marina a comunicare con una mail certificata «a nome di tutti i fratelli e le sorelle» come dalle «volontà testamentarie risulta che nessun soggetto deterrà il controllo solitario indiretto su Fininvest». Cioè il ruolo esercitato precedentemente dal padre. Ovvio, ma il cuore del testamento è lì. E risale al 2006, quando Silvio Berlusconi era ancora sposato con Veronica Lario, che in quel momento rientrava quindi in pieno nell’asse ereditario, ma non viene citata. Di lì a qualche anno la rottura e poi il divorzio. Ben diciassette anni fa il fondatore del gruppo scelse quindi di assegnare tutta la quota disponibile ai due figli della prima moglie, una indicazione che non ha più cambiato. Quando per esempio, nell’ottobre del 2020, assegna 100 milioni al fratello Paolo, scrivendo sulla carta della residenza della Villa S. Martino, un foglietto giallo paglierino, conferma le disposizioni precedenti. O più recentemente, quando ha riservato altri 100 milioni alla compagna Marta Fascina e 30 a Marcello Dell’Utri che ammette: «non me lo aspettavo perché non mi doveva nulla». Anche in questo caso poche righe scritte a mano, nel gennaio dell’anno scorso, su un semplice foglio intestato, quando Berlusconi stava andando verso un ricovero improvviso all’ospedale San Raffaele, accompagnato dal medico personale Alberto Zangrillo. È un momento per lui drammatico e nell’assegnare ai figli il compito di donare le somme da riservare al fratello, ripetendo quanto già disposto, alla compagna e all’amico di una vita, non compare l’ultimo nato Luigi, forse una banale dimenticanza nella concitazione del momento. Nelle tre pagine delle sue ultime volontà, c’è una mancanza che spicca: il futuro di Forza Italia. In tanti si aspettavano un’indicazione, un impegno per il futuro, invece nulla. Forse non poteva essere indicato lì ma ora sarà compito degli eredi decidere se e come impegnarsi ancora nel partito fondato dal padre.

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