«Criticità e contraddizioni», ma anche «aumento della qualità del giudizio». Crescono i distinguo nel dibattito delle toghe in merito al disegno di legge Nordio e ai suoi obiettivi di riforma ispirata al garantismo. Il punto principale del disegno di legge su cui sono focalizzate le diverse voci dell’Associazione nazionale magistrati resta quello sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio: «Toglierlo vorrà dire che i pm procederanno per corruzione, si allargherà il concetto di utilità e al posto dell’abuso avremo la corruzione. Non mi pare una grande alzata di ingegno», spiega l’avvocato e professore Franco Coppi.
Sull’abolizione del reato, tra le quattro correnti dell’Anm, non c’è una compattezza di vedute: mentre per la segretaria di Area, Egle Pilla, quella fattispecie di illecito è «essenziale in ragione del controllo di legalità da esercitare sugli appartenenti alla pubblica amministrazione», per la presidente nazionale di Unicost, Rossella Matto, «si darebbe luogo ad un evidente vuoto di tutela» e secondo il segretario di Magistratura Democratica, Stefano Musolino, così si rischiano «forme di infiltrazione nella pubblica amministrazione da parte di sistemi di potere che hanno interessi a governarla, compresi quelli criminali». Rispetto a questi pareri è più cauta la posizione di Magistratura Indipendente, che con il suo segretario Angelo Piraino, precisa: «In effetti la tendenza di tutte le più recenti riforme del sistema penale è sempre stata quella di prevedere ipotesi di reato sempre più specifiche, e l’abuso di ufficio è stato già fino a poco tempo fa più volte modificato in tal senso. L’esperienza concreta della sua applicazione mostra come le condanne per questo reato siano state decisamente poche e si fatica a trovare un punto di incontro tra le esigenze di giustizia in generale e il rispetto della sfera di discrezionalità della politica».
Le tesi di Mi sono meno critiche e più aperturiste nei confronti del provvedimento del governo anche riguardo all’introduzione della collegialità del giudice per la misura cautelare del carcere: «il principio generale, ossia che più persone giudicano un fatto e migliore è la qualità del giudizio, è indubbiamente condivisibile. Ma bisogna capire soltanto in che modo questo si rifletterà sull’attività giudiziaria», sostiene Piraino. Nettamente contrarie le altre correnti: «porterà un caos organizzativo nella gestione degli uffici di gip e gup», avverte Magistratura Democratica, mentre Unicost pone l’accento sui «chiari problemi applicativi per le numerose incompatibilità che si verificherebbero». Per Area, inoltre, questa modifica appare in contrasto con la necessità di dare risposte molto rapide, per esempio, nei casi contro la violenza di genere. Hanno diverse sfumature anche i pareri sull’inappellabilità da parte del pm delle sentenze di proscioglimento (un’altra delle misure previste). Per Unicost «questo priverebbe della dovuta tutela le vittime del reato, qualora la decisione di primo grado non fosse corretta», mentre Magistratura Democratica non cita questa modifica tra le criticità da prendere in considerazione sul provvedimento.
Nonostante le differenze tra le varie anime della magistratura, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, si dice convinto di convincerle tutte della bontà del ddl, perché i magistrati «non sono stati privati di un solo strumento per accertare la verità processuale dei fatti. Si tratta di interventi che garantiscono i diritti dei cittadini».
A promuovere pienamente il tentativo di riforma, sul fronte politico e dalla sponda dell’opposizione, è invece il governatore dem della Campania, Vincenzo De Luca: «sono dieci anni - dice - che mi batto contro il reato di abuso d’ufficio, credo che l’iniziativa assunta dal Governo sia importante e positiva. Ho ascoltato invece esponenti del Pd, che sono per la loro storia politica esempi di trasformismo e opportunismo, dire altro». L’associazione antimafia di Libera parla al contrario di “un pericoloso indebolimento dei presidi anticorruzione faticosamente istituiti nell’arco dell’ultimo decennio. Si tratta di un colpo di mano che sfrutta l’onda emotiva della scomparsa di Silvio Berlusconi» per «ostacolare l’azione giudiziaria di contrasto alla corruzione e alle mafie che prosperano grazie ad essa».
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