Nella «galassia Berlusconi» comincia il conto alla rovescia per l’apertura del testamento del fondatore, che dovrà sancire i nuovi equilibri nel gruppo. Ma grandi sorprese sono escluse. Anzi, è parere prevalente di analisti e mercato che Silvio Berlusconi abbia preparato la successione da tempo, in modo che non ci siano stravolgimenti. E anche la Borsa sostiene l’idea della continuità, con i titoli Mfe-Mediaset che proseguono a raffreddarsi dopo la corsa dell’onda emotiva dei primi giorni della settimana.
In Piazza Affari l’azione B, quella più rappresentativa con dieci diritti di voto, è scesa infatti di un altro 2,4%, mentre Mfe A ha segnato un ribasso finale vicino ai quattro punti percentuali. Sostanzialmente piatte Mondadori e Banca Mediolanum, così come Prosieben, il gruppo tedesco del quale il Biscione è ampiamente primo azionista. Con un fatturato delle società controllate o fortemente partecipate superiore ai 5 miliardi e circa 20mila dipendenti totali, è chiaro che Fininvest ora è al centro dell’attenzione. Il tema centrale della successione resta la divisione del 61% della holding di famiglia che era in diretto possesso di Silvio Berlusconi. Se la ‘legittimà di un terzo di questa quota venisse assegnata in parti uguali ai cinque figli, la maggioranza di Fininvest farebbe riferimento a Barbara, Eleonora e Luigi, avuti con Veronica Lario. Se invece questa cruciale quota venisse indirizzata verso Marina e Pier Silvio, sarebbero loro ad avere il controllo della holding.
La via mediana
La soluzione potrebbe essere in una via mediana, con assegnazione finale di quote pressoché identiche tra le due parti della famiglia, che comunque non hanno contrasti evidenti, ma con una formula di gestione che necessiterebbe di un consenso ampio per eventuali operazioni straordinarie. I tempi dell’apertura delle ultime volontà, quasi certamente in mano allo ‘storicò notaio milanese Arrigo Roveda, non appaiono strettissimi e soprattutto riguardano aspetti tra loro molto diversi. In tutto sul piatto c’è un valore superiore ai due miliardi tra società quotate, i grandi investimenti immobiliari, titoli, opere d’arte e liquidità. Tenendo in considerazione anche quanto e cosa spetterà alla compagna Marta Fascina, non è un passaggio semplicissimo, ma si punta che tutto sia chiaramente definito entro l’assemblea di Fininvest di fine giugno.
Mediaset è il cuore del gruppo
E’ un testamento complesso anche perché le società sono molto diverse. Il cuore del gruppo è certamente Mediaset, ora con sede legale ma non fiscale in Olanda con il nome MediaforEurope-Mfe, che ha inglobato la controllata spagnola e detiene ricche partecipazioni, come quasi il 30% di Prosieben e il 40% di Ei Towers. Lo scorso anno, difficile per tutto il settore dei media, il gruppo televisivo ha comunque registrato un utile di oltre 200 milioni, con un piccolo dividendo. Ora, dopo la battaglia con Vivendi, è controllato da Fininvest in modo ’blindatò con il 50% dei diritti di voto, mentre Mondadori è ancora più al sicuro con oltre la metà delle quote in cassaforte.
Banca Mediolanum il gioiellino
Ma il vero gioiellino potrebbe essere la quota del 30% in Banca Mediolanum. Per esempio per Fininvest il prezzo di carico di Mediaset-Mfe è molto più alto delle attuali quotazioni, rendendo le già deboli ipotesi di vendita ancor più impraticabili. Invece il prezzo di carico della banca fondata insieme a Ennio Doris, con la Bce che dopo la scomparsa di Berlusconi dovrebbe cessare le sue richieste di dismissione basate sui requisiti di onorabilità, è invece assai inferiore agli attuali valori. E una capitalizzazione di Borsa che supera i sei miliardi. (ANSA).
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