Sono state quasi l’alfa e l’omega nella vita di Silvio Berlusconi e insieme, e vicinissime, gli hanno detto addio. Sedute accanto in prima fila, tenendosi per mano entrando, e fianco a fianco uscendo. Marina Berlusconi e Marta Fascina hanno pianto e accompagnato il feretro del padre dell’una, e del quasi marito dell’altra, nel Duomo di Milano. Ventiquattro anni le dividono, ma nel giorno dei funerali la primogenita dell’uomo che si è inventato la tv privata, le case di Milano 2 fino a quella discesa in campo lunga quattro governi, ha fatto entrare l’ultima fidanzata del Cav nel ’pantheon’ di famiglia. In chiesa, nella stessa fila riservata ai cinque figli (disposti in ordine cronologico), e simbolicamente vicinissima ai mondi Fininvest e Mondadori che loro rappresentano. E chissà se con un ruolo di peso anche in quel partito, Forza Italia, da cui la famiglia non intende sfilarsi per continuare a sostenerlo economicamente, fa sapere. Un impegno ad andare avanti uguali a prima, che vale anche per Mediaset. Lo chiede Pier Silvio ringraziando i dipendenti di Mediaset dopo le esequie: «Da domani torniamo a essere un’azienda viva, piena di energia e forza come è stata tutta la sua vita», dice da amministratore delegato e da figlio di cotanto padre.
Ma la giornata è tutta delle donne. E forse di una in particolare, Marta. Ed è Marina a ‘incoronarè la deputata azzurra entrata all’improvviso nel cerchio magico di Silvio e che gli è stata accanto fino all’ultimo. L’atto avviene sotto gli occhi di tutti. Curiosi in piazza, presenti in chiesa e soprattutto davanti alle telecamere che trasmettono i funerali di Stato. Le stesse che indugiano a lungo sul viso della trentenne, che probabilmente lo intuisce. In tailleur nero e camicia blu - forse in onore del compagno, che amava quell’abbinamento - con l’unico strappo alle sembianze da vedova, per il colletto a ruches. Non ha mascara nè rossetto. Qualcuno la paragona a Eva Kant per lo chignon biondo. Gli occhi fissi. Concentrati sulla bara coperta di rose, e bagnati ogni tanto dalle lacrime che le scendono. Dietro di loro sono seduti i suoi genitori. Non trattiene il pianto nemmeno Marina, tutta in nero. Più misurato Pier Silvio in jeans e anche Barbara ed Eleonora che spicca per la veletta nera e la mise da anni ‘50 e Luigi, in completo grigio. Piange, accogliendo la bara, anche Paolo, il fratello di Berlusconi. Oltre lui, più defilata, si scorge l’altra donna che rapì il cuore del Cav:
Veronica Lario, quella seconda moglie e madre degli ultimi tre figli che lo attaccò apertamente denunciando «le vergini in pasto al drago», ospiti delle cene eleganti del premier di allora. Fu l’inizio della fine, sicuramente tra loro con un divorzio burrascoso ed economicamente pesantissimo, ma anche per il filone di inchieste contro il 4 volte premier. Manca la prima consorte Carla Dall’Oglio, autrice però di un necrologio molto tenero, mentre c’è Francesca Pascale che resta in silenzio. Tra i banchi riservati ai ministri c’è Elisabetta Casellati, l’ex presidente del Senato e oggi ministra che ricorda: «ero in Forza Italia nel ’94 e ci sono oggi». Unica ancora eletta della prima ora. Molto più lontana - in dodicesima fila - è seduta Licia Ronzulli, capogruppo azzurra al Senato e, secondo le malelingue, ormai spodestata dal ruolo di fedelissima di Berlusconi. Segno della nuova influenza esercitata dalla Fascina, è la vulgata.
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