Mercoledì 25 Dicembre 2024

Primo Maggio di veleni: il governo prepara il decreto Lavoro, per i sindacati è un «atto di propaganda»

La premier Giorgia Meloni con il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra all'incontro sul Dl Lavoro

Arrivano le tanto attese misure sul lavoro, illustrate ai sindacati alla vigilia del Consiglio dei ministri che il governo Meloni ha fortemente e simbolicamente voluto convocare per il primo maggio. Una decisione che Cgil, Cisl e Uil hanno visto come «un atto di arroganza e offensivo», per usare le parole del leader della Cgil Maurizio Landini, a cui la premier Giorgia Meloni non ha mancato di rispondere poco prima di ricevere Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi: «Le parole di Landini sono incomprensibili. Se pensa davvero che sia diseducativo lavorare il primo maggio, allora il concertone la triplice dovrebbe organizzarlo in un altro giorno». Poi durante il confronto parole più concilianti: «Non è una mancanza di rispetto un Consiglio dei ministri il primo maggio per tagliare il costo del lavoro. È un segnale e mi sarei aspettata un “bravi”. Era un modo per dire “ci siamo e ci siamo tutti”, una mano tesa, un tentativo di dialogare e di lavorare insieme, perché sul taglio del cuneo fiscale credo che siamo d’accordo». Clima surriscaldato quindi, con il segretario della Uil, Pier Paolo Bombardieri, che parla di «atto di propaganda» per oscurare di fatto i comizi dei tre leader sindacali nella tradizionale manifestazione della festa dei lavoratori che quest’anno si svolge a Potenza. Ma Meloni tira dritto, definisce la scelta del primo maggio «un bel segnale» e un modo per onorare i lavoratori, e sottolinea come per il suo esecutivo sia «molto importante» il confronto con i sindacati. Tavolo al quale la stessa presidente del Consiglio ha illustrato a Cgil Cisl e Uil il provvedimento con le ultime modifiche apportate: dal taglio del cuneo fiscale e contributivo che aumenterà di quattro punti arrivando fino a sette punti per chi guadagna fino a 25mila euro, al tetto per la detassazione dei fringe benefit dei lavoratori dipendenti con figli a carico che sale a 3.000 euro. Confermata poi la definitiva scomparsa del Reddito di cittadinanza dal prossimo anno e l’arrivo dal prossimo anno dell’Assegno di inclusione per una spesa complessiva calcolata in 5,4 miliardi di euro nel 2024. Mentre il cosiddetto Strumento di attivazione al lavoro, che partirà dal prossimo primo settembre, costerà 276 milioni nel quest’anno e 2,1 miliardi il prossimo. «Un bel modo di celebrare il primo maggio», ha commentato la premier, soddisfatta in particolare per la riforma del Reddito di cittadinanza «per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è». «La priorità del governo - ha detto rivolta ai leader sindacali - è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Abbiamo approvato il Def, che ha liberato risorse che abbiamo dedicato completamente a taglio del cuneo fiscale. Avevamo già dato un segnale con la legge di bilancio, mantenendo i due punti di taglio già decisi dal precedente governo per i salari sotto i 35.000 euro e aggiungendo un ulteriore punto». Meloni ha quindi esortato «un dialogo serio, costruttivo, sia sul lavoro ma anche su Pnrr, RepowerEU, correzioni su come spendere le risorse, politica salariale e conseguente lotta all’inflazione. Tutte riforme che affronteremo nelle prossime settimane». Dai sindacati però sono state ribadite le critiche a un provvedimento accusato di aumentare la precarietà del lavoro e di colpire uno strumento di lotta alla povertà come il Reddito di cittadinanza. «Il Reddito di cittadinanza va rimodulato nella parte che riguarda le politiche attive del lavoro», ha affermato Bombardieri, spiegando che «come in tutta Europa dobbiamo mantenere un livello di sostegno per chi ha bisogno. I poveri sono raddoppiati, le diseguaglianze aumentano». Anche per il leader della Cisl, Luigi Sbarra, «il governo deve cambiare impostazione» attraverso «un confronto serio». Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, sottolinea invece come le imprese spingano per una maggiore flessibilità che spiani la strada alle assunzioni.

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