Favorire l’accoglienza diffusa, escludendo la nascita di grandi strutture, e allo stesso momento potenziare i quattro hotspot di primo arrivo che si trovano in Calabria e Sicilia. Il Viminale svela la sua linea ai governatori per far fronte all’aumento dei flussi di migranti e apre la strada ad una maggiore collaborazione con i territori, sancita dalla nascita di un tavolo di confronto sul tema per un coordinamento permanente con le Regioni. Le modalità operative della gestione dell’emergenza potrebbero ricalcare l'organizzazione adottata per i profughi ucraini, con la partecipazione del commissario Valerio Valenti, il quale per la prima volta ha incontrato i governatori, assieme al titolare del Viminale e al ministro della Protezione Civile Nello Musumeci. Il confronto è stato «costruttivo», hanno detto sia Piantedosi sia le stesse Regioni. Un clima positivo, dunque, che stavolta potrebbe portare ad una maggiore distensione anche nei confronti dei territori a trazione Dem (Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Puglia, più la Valle d’Aosta) che si erano rifiutati di sottoscrivere l’intesa sul dichiarato stato d’emergenza, di fatto negando il commissariamento e autoescludendosi dall’ordinanza disposta dalla Protezione civile. Ora il ministro Nello Musumeci si dice «fiducioso sul fatto che i presidenti di queste cinque Regioni possano rivedere la loro posizione». E il sottosegretario alla presidenza dell’Emilia Romagna, Davide Baruffi, ha commentato: «se l’obiettivo è potenziare l'accoglienza diffusa e concordare le quote sulla distribuzione dei migranti nei territori credo si possa trovare un’intesa». Tramonta dunque il modello delle grandi strutture di accoglienza come quella - già chiusa nel 2018 - che fu realizzata a Cona, in Veneto, mentre alcuni presidenti, come Bonaccini, hanno anche posto l’accento sul rischio di una nuova crisi umanitaria con un nuovo esodo verso l’Italia dopo il conflitto scoppiato in Sudan: si tratterebbe dell’ennesima situazione di instabilità in Africa, che si aggiunge alla già difficile gestione dei profughi provenienti dalla Tunisia. Riguardo ai numeri, anche le previsioni di Musumeci sono al rialzo: «abbiamo buoni motivi per ritenere che le 40mila persone sbarcate in appena quattro mesi - dice - siano solo un antipasto rispetto ai flussi che potremmo registrare fra qualche mese». E proprio in queste ore la guardia costiera tunisina ha bloccato 13 tentativi di migrazione illegale, soccorrendo 501 persone a bordo di imbarcazioni in difficoltà al largo di Sfax, Kerkennah e Mahdia mentre al porto di Napoli si è invece registrato lo sbarco dalla Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, di 75 migranti, tra cui molte donne e bambini. Il veliero Nadir della ong Resqship ha salvato 41 persone ed è diretto a Lampedusa - dove si registrano ancora nuovi arrivi - mentre la Astral di Open Arms ha soccorso due imbarcazioni con a bordo un totale di 83 persone, tra cui donne e bambini. E recuperato il corpo di un migrante. «Siamo in mare per salvare vite - ha scritto la Ong su Twitter - eppure a volte abbiamo il compito di restituire dignità al corpo di chi la vita l’ha persa. È successo oggi all’Astral, non siamo arrivati in tempo». Per cercare di fermare le partenze dalla Tunisia e rafforzare il partenariato strategico, la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson è arrivata a Tunisi. I temi sul tavolo della discussione riguardano il compito di controllare il traffico dei migranti, i rimpatri e il reinserimento, assicurando la protezione dei migranti più vulnerabili, oltre che alla migrazione legale. A parlare di "lotta ai trafficanti e all’immigrazione clandestina» è stata anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la sua visita nel Regno Unito: «Sto seguendo il tuo lavoro sono assolutamente d’accordo» ha detto al premier inglese Sunak. I due leader hanno anche firmato un’intesa che mette a sistema iniziative congiunte in ambiti di collaborazione prioritari, tra cui la migrazione. È iniziato invece, in commissione affari costituzionali della Camera, il voto sui quasi 900 emendamenti al decreto Cutro presentati dalle opposizioni, di cui solo cinque dichiarati inammissibili. Su tutti hanno dato parere negativo sia il relatore Riccardo De Corato, di Fdi, che il governo con il sottosegretario Nicola Molteni. Le votazioni andranno avanti fino a domani.