Termovalorizzatori? Chiamiamoli con il loro nome. Sono inceneritori e fanno male alla salute, lo dicono le evidenze scientifiche. Noi pronti alle barricate”. Lo affermano i deputati del M5S all'Ars, dopo l'accordo siglato a Roma sui poteri speciali affidati a Schifani per realizzare due di questi impianti in Sicilia.
“Ci sono mille ragioni – dice il capogruppo Antonio De Luca - per puntare su altre tecnologie nuove o anche sull'usato garantito, come gli impianti di trattamento che i governi regionali hanno colpevolmente trascurato, contribuendo a creare l'emergenza rifiuti che ora vogliono risolvere con gli inceneritori. Peraltro prima che che questi impianti vedranno la luce passeranno anni”.
“I termovalorizzatori – continua De Luca – operano con la combustione, chiamarli inceneritori pertanto non solo è corretto, ma è anche doveroso per far comprendere ai cittadini cosa gli vogliono piazzare sotto casa. Non è con le acrobazie lessicali che si cambia la sostanza delle cose: sono e restano inceneritori, magari meno dannosi di quelli di qualche anno fa, ma ancora da evitare come la peste se non vogliamo creare problemi per la salute dei cittadini. La combustione produce emissioni di sostanze nocive in atmosfera, che nessun tipo di filtro, nemmeno il più avanzato, può trattenere totalmente. È innegabile che dall'incenerimento di rifiuti indifferenziati, soprattutto con rifiuti non accuratamente trattati come avviene in Sicilia, si libereranno in atmosfera sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene, come polveri sottili, metalli pesanti etc”.
“Non solo - spiegano Jose Marano, Cristina Ciminnisi e Adriano Varrica, componenti 5 stelle della commissione Ambiente dell'Ars - anche volendo utilizzare le migliori tecnologie disponibili, cento chilogrammi di rifiuti inceneriti, oltre alle emissioni in atmosfera, producono trenta chilogrammi di ceneri, che per il loro alto contenuto inquinante devono essere classificati come 'rifiuti pericolosi' e smaltiti in discarica, provocando un impatto ambientale molto più grande dei rifiuti urbani. Anche la Danimarca, famosa per il suo inceneritore a Copenaghen, ha capito che si tratta di una tecnologia ormai obsoleta e ha deciso di avviare una politica di drastica riduzione: un terzo degli impianti è già in fase di chiusura e nei prossimi anni si assisterà ad una progressiva diminuzione dell’utilizzo di tutti gli altri”.
“Noi – conclude Antonio De Luca – su questo terreno non faremo sconti. È in gioco la nostra salute e quella dei nostri figli e non possiamo voltarci dall'altro lato”.
Sul tema inceneritori, tra l'altro, nemmeno la giunta avrebbe idee chiarissime
“Appena la scorsa settimana – dice Ciminnisi - l’assessore ai Rifiuti era venuto in Aula a dirci giusto tre cose: la prima era l’anomalia per cui, a fronte di un aumento della differenziata, non si registra una corrispondente riduzione dell'indifferenziata. E già questo di per sé è preoccupante. La seconda è che i flussi di produzione dei rifiuti che servirebbero a quantificare quanti inceneritori ci servono neppure li hanno. La terza è che i bandi fatti da Musumeci nel 2021 sono inutilizzabili, anche perché solo due aziende avevano presentato istanze ammissibili. E Schifani che fa? Va a Roma a chiedere poteri speciali per costruire due inceneritori. Ma questi si parlano?”.
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