Lunedì 23 Dicembre 2024

Caro voli, Schifani insiste: «Il cartello tra Ita e Ryanair danneggia la Sicilia»

«Da giugno si romperà il cartello tra Ita e Ryanair, che ha alzato il prezzo dei biglietti aerei a danno della Sicilia. Arriverà un nuovo vettore». Lo ha detto il presidente della Regione Renato Schifani a «Diario del giorno» su Rete4. «Il caro voli non è dovuto al caro carburanti - afferma - perché i prezzi sono notevolmente diversi a parità di distanza. In particolare per i collegamenti tra Palermo e Catania con Roma e Milano si è realizzato un cartello di due compagnie, le uniche a coprire le tratte. Sono Ita e Ryanair che non si fanno concorrenza. I viaggiatori sono costretti a subire questo salasso perché non hanno alternative. E’ assurdo che da Roma costi meno andare a Dubai che a Palermo. Noi abbiamo denunziato questa situazione, già a Natale, all’Antitrust. Abbiamo reiterato la denunzia nei giorni scorsi in vista della Pasqua, quando molti giovani siciliani rientrano a casa e c’è un notevole afflusso di turisti. Abbiamo anche presentato un esposto alla Procura di Roma perché crediamo che ci sia un reato di abuso. Nel caso di trasporto pubblico infatti ci si trova nell’esercizio di una pubblica funzione. Stiamo facendo di tutto per arrivare ad una sanzione». Ma non basta. «Il governo regionale da me presieduto - aggiunge Schifani - è riuscito a convincere un terzo vettore a collegare la Sicilia. Dal primo giugno opererà Aeroitalia. Ha già venduto 11mila biglietti al prezzo di 70-80 euro. Verrà così rotto l’accordo di cartello che ha danneggiato la Sicilia». Il presidente Schifani accusa soprattutto Ita. «In questa vicenda - sostiene - mi spiace particolarmente che sia coinvolta una società a capitale pubblico, e a cui lo Stato ha dato 600 milioni per coprire le perdite, che dovrebbe adottare dei prezzi meno cari». Schifani ha aggiunto: «Noi abbiamo denunciato questi fatti all’Antitrust e abbiamo depositato un esposto alla procura Roma. Viviamo una anomalia, una illegittimità se non un illecito. Non ci fermeremo. Sarà la Procura di Roma a valutare, ma Ita non può lucrare sulla pelle dei siciliani».

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