È diventato un caso politico il video postato sui social dal giornalista Nicola Porro in cui si vedono Giorgia Meloni e Matteo Salvini cantare La canzone di Marinella durante la festa del cinquantesimo compleanno del segretario leghista. Immagini di un divertito karaoke della premier e del suo vice, che prima diventano virali in rete e poi provocano l'indignazione delle opposizioni.
Una vicenda apparentemente minimale, che però ha riacutizzato le proteste scoppiate durante e dopo il Consiglio dei ministri di qualche giorno fa a Cutro. In più, ad amplificare lo scontro politico la coincidenza temporale della diffusione del duetto rilassato dei due leader con il clima di dolore che si è registrato alla manifestazione nella cittadina calabra, dove il mare continua a restituire i corpi delle vittime, tre solo nella giornata di oggi. Due sentimenti stridenti, uno di spensieratezza, l’altro di lutto, notato da molti, nelle stesse ore in cui in tutto il Paese continuano numerosissimi gli sbarchi di altri migranti, da Lampedusa ad Augusta.
Infine, un altro elemento del tutto casuale ha reso ancora più violenta la polemica: tantissimi in rete hanno protestato per la scelta infelice della canzone, registrata da Porro con il suo post, che incredibilmente richiama in qualche modo la tragedia calabra. Fabrizio De Andrè, infatti, scrisse questa che rimane una delle sue canzoni più note e amate nel 1964, ispirato da un fatto di cronaca avvenuto undici anni prima. Faber, su un giornale locale, lesse della morte di una prostituta, il cui corpo venne abbandonato lungo un fiume. Anni dopo è stato ricostruito che quella ragazza si chiamava Maria Boccuzzi ed era emigrata a Milano dal paesino calabrese di Radicena. Qui, dopo avere lavorato come operaia, cercò fortuna nel mondo dello spettacolo, ma invano, visto che finì sulla strada per poi morire uccisa a 33 anni. Il suo cadavere venne appunto ritrovato il 28 gennaio 1953, nel greto del fiume Olona, alla periferia della città.
Nel 1997, intervistato da Vincenzo Mollica, proprio De Andrè raccontò l’origine di quel brano: «È nato da una specie di romanzo familiare applicato ad una ragazza che a 16 anni si era trovata a fare la prostituta ed era stata scaraventata lungo un fiume da un delinquente. Un fatto di cronaca nera - aggiunse il cantautore genovese - che avevo letto a quindici anni su un giornale di provincia. La storia di quella ragazza mi aveva talmente emozionato che ho cercato di reinventarle una vita e di addolcirle la morte».
La reazione del Pd al video è durissima: la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, cita un celebre verso di Eugenio Montale per prendere le distanze da Meloni e Salvini: «Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Altrettanto netta la sua collega al Senato: «Non hanno reso omaggio ai morti di Cutro, hanno messo in piedi - twitta Simona Malpezzi - una patetica messinscena, cambiato gli impegni istituzionali per andare a cantare alla festa di Salvini. Disumanità, cinismo, improvvisazione e spregiudicatezza». La dem Chiara Gribaudo, dal corteo di Cutro, esprime così la sua forte indignazione: «Qui non c'è nessun karaoke, nessuna voglia di festeggiare. Solo dolore, rabbia ma anche la convinzione che un Paese migliore e solidale esiste». Molto acido anche il commento di Angelo Bonelli: «Non hanno trovato il tempo, perché non hanno voluto, per incontrare i famigliari delle vittime e dei dispersi del naufragio che sono disperati, ma il tempo lo hanno trovato per festeggiare e cantare con tanto di video pubblici. Ancora una volta - conclude il co-portavoce nazionale di Europa Verde - mi vergogno per loro perché dimostrano di non sapere cosa vuol dire avere un comportamento sobrio quando il Paese vive un lutto così profondo».
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