Escludere i reati predatori, la violenza privata e le lesioni dai reati perseguibili solo a querela. E rendere, come suggerisce in particolare il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, sempre procedibili d’ufficio tutti i reati per i quali è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. I capi di procure ascoltati dalla Commissione Giustizia della Camera (4 in tutto,mentre non c’è stata la prevista audizione del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo) e un illustre ex magistrato, Piercamillo Davigo, chiedono al governo di ritoccare il disegno di legge con il quale il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha voluto operare un intervento chirurgico sulla riforma Cartabia che ha esteso l’area dei reati per i quali si può procedere solo in presenza di una denuncia della vittima, dopo il clamore suscitato da alcuni casi di cronaca. In particolare a fare più rumore era stata una vicenda avvenuta a Palermo, che aveva visto la procura costretta a chiedere la scarcerazione di tre imputati di lesioni aggravate dal metodo mafioso per mancanza della querela.
Il governo era corso ai ripari con il ddl presentato da Nordio , che introduce per la procedibilità d’ufficio per tutti i reati nei casi in cui ricorre l’aggravante mafiosa o di terrorismo. Una scelta apprezzata da De Lucia e dalla totalità dei procuratori ascoltati (quelli di Foggia, Reggio Emilia e Modena). Mentre critiche e perplessità sono state avanzate su un altro punto centrale dell’intervento: la possibilità per la polizia giudiziaria di procedere all’arresto obbligatorio in flagranza per i reati per i quali sia previsto, anche senza la querela delle vittima , purchè questa sia acquisita entro 48 ore. Il più drastico su questo punto è stato il procuratore di Reggio Emilia Calogero Gaetano Paci, secondo cui questa previsione rischia la censura della Corte costituzionale e esporrebbe lo Stato procedimenti per ingiusta detenzione nei casi in cui la querela non venga poi presentata.
Ma a preoccupare i procuratori è soprattutto il «vuoto di tutela» per le vittime dei reati diventati perseguibili solo in presenza di una denuncia. Davigo richiama l’attenzione sui reati commessi con violenza e minaccia: aver tolto la procedibilità d’ufficio espone le vittime a un “rischio irragionevole», quello di subire ancora violenza perchè non querelino. Spesso le lesioni commesse in ambito familiare o nelle relazioni affettive sono «fatti prodromici a delitti tragici» ricorda Paci, evidenziando quanto sia pericoloso “rimettere alla vittima la decisione se denunciare o tacere e continuare a subire». Mentre il procuratore di Modena Luca Masini condivide con Davigo l’idea che sarebbe stato meglio lasciare i furti pluriaggravati tra i reati perseguibili d’ufficio
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