Due ore di interrogatorio. Due ore di confronto con i magistrati di Roma durante il quale ha ribadito di non «avere commesso nessun illecito, nessuna rivelazione» e che l’atto al centro dell’indagine «non era secretato». Così si è sostanzialmente difeso il sottosegretario Andrea Delmastro ascoltato per circa 120 minuti dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi e dai sostituti titolari del fascicolo che lo vede indagato per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio per la vicenda relativa all’intervento alla Camera del vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame da oltre 100 giorni per protestare contro il 41 bis disposto nei suoi confronti per quattro anni. Delmastro ha varcato i cancelli di piazzale Clodio intorno alle 11 a bordo dell’auto con la scorta che da alcuni giorni gli è stata affiancata. L’esponente di Fratelli d’Italia, in base a quanto filtra, nel corso dell’atto istruttorio avrebbe risposto a tutte le domane. L’interrogatorio è servito a ricostruire i vari passaggi della vicenda e quale sia stato l’iter con cui il parlamentare ha chiesto ed ottenuto dal Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria (Dap) le conversazioni poi citate in Aula da Donzelli. Dialoghi in cui Cospito parla con esponenti di 'Ndrangheta e Camorra del 41 bis. Obiettivo di chi indaga è anche capire se gli atti erano stati sollecitati dall’indagato al Dipartimento e se ne aveva 'dirittò. Nei giorni scorsi, i magistrati hanno ascoltato come persone informate sui fatti il capo del Dap, Giovanni Russo e i vertici del Gruppo operativo mobile (Gom) della polizia penitenziaria, che hanno messo a disposizione degli inquirenti anche una serie di documenti di natura tecnica sulle regole che definiscono la mobilità dei documenti interni. Ed è proprio su questo aspetto che si concentra il lavoro dei pm che hanno messo in fila una serie di tasselli per accertare la sussistenza del segreto amministrativo che li renderebbe, quindi, non divulgabili. Per il ministro Nordio quanto detto da Donzelli faceva parte di «una scheda di sintesi del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria (Nic) non coperta da segreto» e «non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda». «L'apposizione della dicitura “limitata divulgazione”, presente sulla nota di trasmissione della scheda - ha comunicato il capo del dicastero di via Arenula nei giorni scorsi - rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza ed esclude che la trasmissione sia assimilabile ad un atto classificato, trattandosi di una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dal 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria». Nell’indagine al momento Delmastro resta l’unico iscritto nel registro. La posizione di Donzelli potrebbe restare quella di persona informata sui fatti e non è escluso che in questa veste possa essere convocato a piazzale Clodio. E l’opposizione anche oggi è tornata a chiedere e dimissioni di Donzelli e Delmastro. Intanto il difensore di Cospito ha depositato al tribunale della Sorveglianza di Roma l’atto con cui ha impugnato il provvedimento di Nordio che ha rigettato l’istanza di revoca del 41 bis presentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini all’inizio di gennaio. Nel motivare il suo «no» il ministro ha affermato che permane «immutata la capacità del detenuto di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco insurrezionalista verso strategie e obiettivi sempre più rilevanti». Per i difensori le condizioni di salute del 55enne starebbero peggiorando giorno dopo giorno. Cospito, attualmente ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano, secondo i legali ha difficoltà ad assumere gli integratori e smentiscono che abbia ripreso a mangiare: il suo stomaco, a detta dei difensori, non riesce a metabolizzare nulla.