La retromarcia dell'Ars sugli stipendi, la provocazione di Miccichè: azzeriamo gli stipendi
Appresa la notizia dell’intenzione del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, di bloccare l’aumento delle indennità dei deputati, è scattata la corsa ai distinguo dei leader di partito. Adesso nessuno vuole più quegli aumenti, con diverse sfumature legate alle modalità di cancellazione. In realtà, sotto traccia, sono moltissimi a essere contrari alla cancellazione degli aumenti. Ma l’unico a dirlo ufficialmente è Gianfranco Micciché. Il coordinatore regionale di Forza Italia assume di nuovo una posizione opposta a quella presa da Schifani. E polemizza soprattutto con la scelta di Galvagno di fare marcia indietro dopo che da Roma il partito della Meloni ha “suggerito” di non cadere nel tritacarne mediatico delle polemiche legate agli aumenti. Micciché ha commentato tutto ciò a modo suo. Ha presentato un emendamento che – provocatoriamente – propone di tenere in vita l’aumento da 900 euro legato al calcolo dell’inflazione e di ridurre invece lo stipendio base dei deputati a 2 euro. Il tutto allegando una relazione tecnica alla norma che suona così: “Considerato l’invito romano perentorio ricevuto dal Presidente dell’Assemblea regionale siciliana circa l’ordine del giorno che eliminerebbe l’adeguamento ISTAT per i deputati regionali, ritengo che questa indicazione non sia solo necessaria ma, alla luce del particolare momento di difficoltà in cui versa la nostra regione, appaia più probante mantenere inalterato l’adeguamento riducendo piuttosto la base di partenza da euro 11100,00 lordi ad euro 2,00 lordi”. I grillini propongono invece di tagliarsi autonomamente l’aumento di stipendio. Dunque senza aspettare la retromarcia ufficiale dell’Ars: “Gli aumenti Istat degli stipendi dei deputati saranno pure automatici, ma in un momento come questo, in cui famiglie e imprese soffrono terribilmente, rischiano di essere immorali – è la premessa del capogruppo Antonio De Luca -. È per questo che ci rinunceremo e devolveremo le somme relative a progetti per la pubblica utilità, come del resto abbiamo sempre fatto con parte dei nostri stipendi. Intanto stiamo verificando con gli uffici come abrogare o annullare gli effetti della norma che costituisce uno schiaffo in faccia ai cittadini. Compito della politica è fare delle norme per la collettività ma dare pure dei segnali precisi. Gli altri partiti facciano quello che credono, noi pensiamo e operiamo come Movimento 5 stelle". Una posizione espressa anche dal leader regionale dei 5 Stelle, Nuccio Di Paola.