La prescrizione spazza via le condanne per dodici fra attivisti, ex parlamentari regionali e nazionali del Movimento 5 Stelle e per il cancelliere del tribunale di Palermo - accusati a vario titolo di falso e violazione della legge regionale del ‘60 sulle consultazioni elettorali - che erano rimasti coinvolti nel «pasticciaccio» delle firme false presentate nel 2012 a sostegno della lista per le elezioni comunali. La Corte di appello, presieduta da Adriana Piras, ha dovuto azzerare tutto constatando che era trascorso troppo tempo da quando era stato commesso il reato e per questo ha decretato il non luogo a procedere. Il processo di primo grado, a causa del trasferimento di un giudice, era dovuto ripartire da zero e si era concluso nel gennaio del 2020 ma il mese successivo era già scattata la prescrizione che ha consentito agli imputati di uscire indenni dal processo. Il giudice monocratico della quinta sezione del Tribunale, Salvatore Fausto Flaccovio, aveva inflitto un anno e dieci mesi agli ex deputati nazionali Giulia Di Vita, Riccardo Nuti e Claudia Mannino, che furono sospesi dai probiviri e poi costretti a lasciare i grillini. Stessa pena per l’ex collaboratrice del gruppo all’Ars, Samantha Busalacchi e per Toni Ferrara, Alice Pantaleone e Stefano Paradiso. Un anno la condanna per Giuseppe Ippolito e per gli ex deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca mentre a un anno e sei mesi erano stati condannati l’avvocato Francesco Menallo e il cancelliere del tribunale Giovanni Scarpello. Erano difesi tra gli altri dagli avvocati Mauro Torti, Valentina Castellucci, Corrado Nicolaci, Paolo Grillo e Gianfranco Viola. Pietro Salvino e Riccardo Ricciardi, invece, erano stati assolti «per non avere commesso il fatto». Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola un servizio di Fabio Geraci