Nulla contro la cultura e il popolo russo, ma contro il suo regime: la prima della Scala con Boris Godunov, capolavoro del russissimo Modest Musorgskij, è stata una occasione per ribadire la posizione politica dell'Italia e dell'Europa dopo l'attacco all'Ucraina da parte di Vladimir Putin. E per confermare, se ce ne fosse bisogno, l'apprezzamento del Paese nei confronti del Capo dello Stato salutato quest'anno con una standing ovation ed oltre cinque minuti di applausi al suo ingresso nel palco centrale, in una replica di quanto accaduto lo scorso anno quando il pubblico gli chiese a gran voce un 'bis' al Quirinale. Ad applaudirlo anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che poi ha anche cantato le parole dell'inno. E già la presenza di entrambi è un fatto eccezionale, ma ancora di più se si considera che nel palco con loro c'era anche la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russa, e soprattutto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Ed è stata proprio lei ad usare le parole più dure al suo arrivo in un teatro: "Penso che i compositori russi come Musorgskij o Cajkovskij siano fantastici cosi come Tolstoij o Dostoevskij. Non dovremmo permettere che Putin distrugga questo fantastico Paese. Per questo non vedo l'ora di assistere a quest'opera". Opera che, per inciso, parla di uno zar che muore roso dal rimorso dei suoi delitti. "Un auspicio" ha commentato il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che ha approfittato dell'occasione per annunciare un passo indietro nel taglio dei contributi al teatro, almeno per l'anno in corso. "Noi non ce l'abbiamo col popolo russo, con la storia russa, noi ce l'abbiamo con scelte di chi politicamente ha deciso di invadere una nazione sovrana. È una cosa diversa, secondo me è giusto mantenere le due dimensioni" le ha fatto eco Meloni, che dal palco ha applaudito Mattarella insieme agli oltre duemila spettatori in sala, rispondendo a una domanda sulle polemiche per la scelta di aprire la stagione con un'opera russa. Stessa opinione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, presente con quello del Made in Italy Adolfo Urso, delle Riforme Maria Elisabetta Casellati, dell'Università Anna Maria Bernini. Critiche contro cui si è espresso anche Mattarella nel suo colloquio oggi con la presidente della Commissione. "Sono posizioni che non condivido sia sul piano culturale sia su quello politico. La grande cultura russa è parte integrante della cultura europea. È un elemento che non si può cancellare. Mentre la responsabilità della guerra - ha sottolineato - va attribuita al governo di quel Paese non certo al popolo russo o alla sua cultura". Lontano l'eco dei pochi ucraini scesi oggi per protestare in piazza, dove c'erano anche centri sociali, Cub e Cobas. Cancellata ogni traccia dell'imbrattamento con vernice sulla facciata degli ambientalisti di Ultima Generazione, è rimasto solo l'invito di Morgan a Meloni di ascoltarli e qualche leggera coda di polemiche. Come quella per le parole del sottosegretario Vittorio Sgarbi nei confronti del sovrintendente Dominique Meyer bollato come "straniero". "Per la prima volta ho sentito questa parola dura, 'straniero', mi ha ferito" ha commentato Meyer, che però ha tenuto più di tutto a parlare dello spettacolo che "resterà a lungo nella memoria". Di certo resterà il tributo a Mattarella. "Anche se un po' ce lo aspettavamo, rimaniamo sempre stupiti da questo grande calore verso il nostro presidente - ha spiegato il sindaco Giuseppe Sala - Anche la presidente Ursula von der Leyen è rimasta colpita".