La disponibilità, in teoria, ci sarebbe tutta: perché la situazione è difficile e il governo vorrebbe fare di più. Ma i conti sono quelli che sono e gli spazi limitati al minimo. Quindi la scelta è stata quella di concentrarsi su chi in questa fase rischiava di «non farcela». Per il resto ci sarà tempo e modo. Giorgia Meloni incontra di nuovo i sindacati a Palazzo Chigi mentre i partiti preparano la carica degli emendamenti, e difende l’impianto della sua prima manovra che, torna a ribadire, non dà nessun «segnale di lassismo» sulla lotta all’evasione. La soglia per le sanzioni sul Pos, torna a dire anche a Cgil, Cisl, Uil e Ugl, niente ha a che vedere con la lotta il contrasto al nero e, anzi, la premier quasi si stupisce che anche i sindacati siano sulla stessa linea dei critici. «Capisco la Banca d’Italia ma voi...», il pensiero espresso nella sala Verde dove per più di due ore ha ascoltato le proposte, tutte «sensate», dei sindacati. Ma, il ragionamento, a metterle in fila comunque «le risorse per fare tutto non ci sarebbero». Al governo, rivendica, spetta fare «le scelte». E si è scelto di dare «segnali» che andranno implementati in futuro. Sul cuneo, promette, «faremo di più». I voucher non saranno strumento «per sottopagare i lavoratori». Sulle pensioni il ministro del Lavoro Marina Calderone aprirà un tavolo già a gennaio. E il governo, assicura anche Giancarlo Giorgetti, resta «disponibile» a raccogliere i contributi e a tenere aperta la porta del dialogo. Ma coi tavoli «non si mangia» il commento caustico di Pierpaolo Bombardieri, che tiene la Uil sulla linea dura insieme alla Cgil. Il fronte però resta spaccato e mentre i due sindacati confermano la mobilitazione e gli scioperi territoriali (si parte il 12 in Calabria, si chiude a Roma il 16), la Cisl si mantiene su una linea aperturista per «migliorare» la manovra e il 15 farà un’assemblea dei suoi delegati. Non bastano, a tutti i sindacati, quelle che Maurizio Landini definisce «generica disponibilità» sui vari temi, in primis la rivalutazione delle pensioni che, contestano i rappresentanti dei lavoratori, intaccano redditi bassi. Qualcosa, assicura Meloni, si cambierà su Opzione donna, si sta studiando. Certo la premier anche in questo caso difende la ratio dell’introduzione del fattore «figli» per l’anticipo della pensione per premiare però chi proprio per la maternità ha di sicuro avuto più difficoltà a maturare 35 anni di contributi. Prima dei sindacati Meloni riunisce anche la sua maggioranza: i tempi sono stretti, ripete, bisogna fare in fretta. Ma niente sbavature come lo scudo per le società sportive che sarebbe «insostenibile», a maggior ragione in una fase come questa. Se c’è stata malagestione, uno dei ragionamenti, se la vedessero i club. Niente regole ad hoc, ribadisce ai capigruppo anche il titolare del Mef, spiegando che comunque si lavora a meccanismi che aiutino tutte le aziende. Peraltro, la manovra già contiene misure di rateizzazione per tutti. Sul tavolo i partiti pongono una serie di questioni, tutte onerose: dalla proroga del Superbonus, spinta soprattutto da Fi, su cui è in ancora in corso una trattativa, all’ulteriore aumento delle pensioni minime fino al mese in più di congedo retribuito che, assicura Maurizio Lupi, potrà essere chiesto anche dai papà in alternativa alle sole mamme, come previsto al momento in manovra. La quadra, assicurano tutti, si troverà ma ancora non c'è. Tanto che la premier dà il via libera a una «cabina di regia» per sciogliere i nodi e arrivare a chiudere in meno di tre settimane.