La mancata parifica del rendiconto del 2020 o, meglio, la strategia per recuperare la batosta subita dai magistrati contabili è diventata la priorità del presidente della Regione Renato Schifani. Che ieri si è recato a Catania ufficialmente per partecipare alla convention di Fratelli d’Italia ma poi a ora di pranzo si è spostato nella vicina Paternò, dove ad attenderlo c’era proprio La Russa che nella cittadina etnea è nato. A tavola Schifani e La Russa hanno concordato sulla necessità di un intervento del governo nazionale e delle Camere per una norma che ora può tranquillamente essere ribattezzata Salva Sicilia. In estrema sintesi, la Corte dei Conti ha sospeso la parifica di un capitolo cruciale del rendiconto del 2020 perché ritiene incostituzionale una norma che ha permesso alla Regione di spalmare in 10 anni invece che in 3 un maxi disavanzo emerso fra il 2018 e il 2019 ma risalente a parecchi anni prima. Spalmare in 10 anni ha consentito di accantonare risorse minori evitando di sottrarle alla spesa ordinaria. Ma per la Corte dei Conti siciliana la norma che ha permesso tutto ciò è arrivata troppo tardi e per di più è incostituzionale perché crea una disparità di trattamento e perché essendo frutto di un decreto legislativo non è passata dal Parlamento. Da qui il ricorso alla Consulta. Schifani ha illustrato al presidente del Senato la situazione tratteggiando l’emergenza in cui è piombata la Regione: costretta a una manovra correttiva lacrime e sangue in assenza di un aiuto del governo nazionale. E l’aiuto, hanno concordato Schifani e La Russa, non può che essere una norma con cui Camera e Senato ribadiscono quella possibilità di spalmare in 10 anni il disavanzo. Un servizio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi