Una montagna di sanzioni che sfiorano i due miliardi. Scatteranno da domani - primo dicembre - per chi era tenuto a vaccinarsi contro il Covid e non l’ha fatto. Si tratta di professori, operatori sanitari, forze dell’ordine e over 50 che dovranno pagare multe pari a 100 euro a testa. L’avversione al vaccino è stata più forte in alcune regioni. La maglia nera in termini di multe ai no vax over 50 va al Friuli Venezia Giulia, seguito dalla Calabria e dall’Abruzzo. Mentre tra i territori più virtuosi ci sono Puglia, Lazio, Toscana e Molise, con percentuali delle persone che si sono vaccinate almeno con due dosi che superano il 90% nella fascia di età tra i 50 e i 59 anni. La nuova stretta per chi ha rifiutato l’iniezione arriva proprio mentre la Corte Costituzionale si appresta a decidere sulla legittimità dell’obbligo vaccinale e la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per chi non lo ha rispettato, introdotti dal governo Draghi. E mentre i no vax tornano a far sentire la loro voce con una protesta proprio davanti alla Consulta in nome della libertà di autodeterminazione: si ritrovano in una cinquantina da tutta Italia, con cartelli e tricolori stretti al collo; tra di loro anche un uomo in carrozzina, Andrea, di 44 anni, che racconta di essere finito sulla sedia a rotelle a causa del vaccino. Mentre loro manifestano in una piazza blindata dalle forze dell’ordine, dentro il Palazzo della Consulta va in scena la maxi udienza, con una quarantina di avvocati decisi a fare a pezzi il decreto 44 del 2021 che ha introdotto il vincolo. I loro assistiti, dicono, sono stati «privati della possibilità di lavorare e sopravvivere» e «traditi» dallo Stato che ha imposto un «ricatto: o ti vaccini o sei fuori dalla società». Ma così , sostengono, sono stati violati principi fondamentali su cui si fonda la Repubblica, a partire dal diritto al lavoro, ed è stata calpestata la loro dignità sociale, visto che i no vax non sono stati più in condizione di «assicurare il pane ai propri figli». Il tutto, affermano, senza alcun beneficio per la collettività, visto che il vaccino anti Covid - a loro dire - non solo non ha impedito la diffusione dei contagi, ma ha avuto anche «effetti collaterali gravi» e anche mortali con «29 decessi, solo in Italia, accertati come correlati alla campagna vaccinale». Alla fine però nel giudizio costituzionale restano solo gli avvocati di chi ha visto in parte riconoscere le proprie ragioni dai cinque uffici giudiziari - i tribunali di Brescia, Catania e Padova, il Tar della Lombardia e il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana - che con 11 ordinanze, hanno chiesto la pronuncia della Corte. Casi che hanno al centro una psicologa, sospesa dal servizio nonostante svolgesse la sua attività prevalentemente da remoto, uno studente e altri lavoratori che lamentavano un trattamento peggiore di quello riservato a chi è sospeso per ragioni disciplinari. Confermare la legittimità dell’obbligo vaccinale per il Covid, una misura disposta «nel pieno rispetto degli insegnamenti della Corte costituzionale» è invece la richiesta dei rappresentanti dell’Avvocatura dello Stato, secondo cui il legislatore ha rispettato tutte le condizioni poste dalla Consulta con le sue sentenze sui trattamenti sanitari obbligatori: lo ha fatto dicendo sì all’obbligo del vaccino se migliora la salute dell’individuo e della collettività, se le conseguenze sono tollerabili e se, in caso di danni ulteriori e non prevedibili, è previsto un equo indennizzo. Alla fine dell’udienza pubblica i giudici sono entrati in camera di consiglio, ma probabilmente la decisione non arriverà prima di domani, giovedì primo dicembre.